mercoledì 31 marzo 2010

" LA REPUBBLICA " conferma: CALANDUCCI, sindaco di Palagonia, è INDAGATO. Sottoinchiesta anche CRISTAUDO deputato regionale PDL.


POLITICI, BUROCRATI, AMMINISTRATORI. A CATANIA GLI INDAGATI SONO SETTANTA.

SOTTO INCHIESTA ANCHE CRISTAUDO, DEPUTATO REGIONALE PDL.

Gli indagati sono settanta: politici, amministratori, sindaci del catanese come l' attuale sindaco di Palagonia Francesco Calanducci, funzionari, imprenditori e, naturalmente i mafiosi che avrebbero procurato voti in cambio di favori e appalti.

E insieme al presidente della Regione Raffaele Lombardo e a suo fratello Angelo, deputato nazionale dell' MPA, e al deputato regionale dell' UDC Fausto Fagone c'è un altro inquilino di
Sala d'Ercole iscritto nel registro degli indagati della procura di Catania: è Giovanni Cristaudo ex UDC, approdato alla corte di Miccichè sotto le bandiere del PDL Sicilia.

Fonte " La repubblica" del 31 marzo 2010.

martedì 30 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI: LA DESTRA VINCE TRAINATA DALLA LEGA NORD.


AL PD 7 REGIONI, AL PDL E LEGA 6. LA LEGA VINCE ANCHE IN PIEMONTE E LA PDL NEL LAZIO.




lunedì 29 marzo 2010

"CONCORSO ESTERNO CON LA MAFIA", RAFFAELE LOMBARDO, SUO FRATELLO ANGELO E L'EX SINDACO DI PALAGONIA FAUSTO FAGONE SOTTO INCHIESTA.




I rapporti del governatore sono documentati in un faldone dei carabinieri composto da tremila pagine.




Nel dossier della procura etnea i rapporti con il boss Vincenzo Aiello. L' autista del fratello Angelo Lombardo il " tramite ".




Indagati anche, oltre Lombardo il fratello e l' UDC Fagone, altri sindaci di comuni catanesi, numerosi amministratori comunali e provinciali, che sarebbero stati eletti grazie al massiccio appoggio ed impegno della mafia del clan storico dei santapaola oggi capitanata da Aiello.

Fonte " La repubblica" del 29 marzo 2010.

giovedì 25 marzo 2010

CHE INIZI LA PULIZIA NELLA SANITA' SICILIANA.


al Civico di Palermo: "Ai primari regali e viaggi". Due arresti.



Domiciliari per Mario Re, ex responsabile della Rianimazione e Giustino Strano, coordinatore della Medicina iperbarica. Un imprenditore pentito rivela di aver intascato dall'ospedale un milione di euro per materiale mai arrivato nei reparti. Ai medici andavano mazzette "in natura". Le ammissioni del cardiochirurgo Marcelletti poco prima di morire di Salvo Palazzolo
L'ex primario Mario Re (foto Palazzotto)

Sulla carta, l'ospedale Civico di Palermo risultava fra i più attrezzati d'Italia. Ma quando scattavano le emergenze, gli strumenti per le manovre di rianimazione erano sempre pochi. E i respiratori della camera iperbarica non si trovavano.
Anche alla cardiochirurgia pediatrica i rifornimenti finivano presto, e non si capiva perché. Per anni, in almeno tre reparti strategici del Civico sono arrivati solo gli elenchi dei materiali. Le forniture restavano fantasma.
Con la complicità dei primari, che vistavano l'avvenuta consegna. E poi intascavano le mazzette degli imprenditori, sotto forma di viaggi, lussuose cene e tanti regali. Dall'abbonamento allo stadio a costosi orologi, alle automobili.
Un'indagine della Procura di Palermo, condotta dal nucleo di polizia tributaria della Finanza e dalla squadra mobile, ha portato agli arresti domiciliari l'ex direttore della Prima rianimazione del Civico, Mario Re, e il responsabile del servizio di Medicina Iperbarica dello stesso ospedale, Giustino Strano. Sono accusati di corruzione.
Ad accusarli è l'imprenditori che fino a qualche mese fa era il gran regista di un vorticoso giro di tangenti nella galassia della sanità siciliana, Giuseppe Castorina. Dopo essere finito in carcere, l'anno scorso, ha deciso di ammettere le sue responsabilità e ha fornito la lista delle tangenti.
A Mario Re (già interdetto dall'incarico l'anno scorso dopo la prima parte delle indagini) Castorina pagò quasi 60 mila euro per la campagna elettorale delle regionali del 2001: il primario era candidato per Forza Italia, ma non fu eletto. A Re l'imprenditore regalò pure un abbonamento allo stadio da 2.000 euro, in tribuna centralissima. E poi, ancora, una vettura Smart e quasi tutte le rate per l'acquisto di una Mercedes. La lista delle mazzette di Castorina comprende ancora lussuose cene e 30 mila euro di viaggi per il primario e i suoi collaboratori, ufficialmente con destinazione convegni. Gli investigatori hanno accertato che fra il 2004 e il 2007 alla Rianimazione del Civico sono arrivati prodotti sanitari fantasma per 381.138 euro, tutti regolarmente pagati dall'ospedale. Re avrebbe intascato in totale mazzette per 150 mila euro.
Alla Camera iperbarica gestita da Strano sarebbero invece arrivate apparecchiature fantasma per 343 mila euro. Il responsabile della struttura è accusato di aver intascato quasi 50 mila euro, pagati in contanti e assegni, ma anche attraverso cene e una maxi trasferta a Bruxelles per un convegno costata 11 mila euro. L'inchiesta, coordinata dai pm Sergio Demontis, Amelia Luise e Caterina Malagoli nonché dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, ha potuto contare anche sulle ammissioni del cardiochirurgo pediatrico Carlo Marcelletti, che era finito ai domiciliari nell'ambito della prima parte dell'inchiesta. Ma è soprattutto Castorina, titolare della Med Line srl" di Palermo, ad alzare il velo sulla Sanitopoli siciliana.
(25 marzo 2010)

mercoledì 24 marzo 2010

25 marzo 2010 ore 21,00 PUNTATA STRAORDINARIA DI "ANNOZERO".


RAIPERUNANOTTE.


Michele Santoro dal Paladozza di Bologna il 25 Marzo 2010 presenta una puntata straordinaria, fuori dai canali RAI tradizionali, del programma " ANNOZERO". Uno show contro la censura. Tanti gli ospiti per dire "no al bavaglio RAI".




La diretta di "RAIPERUNANOTTE" verrà mandata in onda da SKY, REPUBBLICA TV, CURRENT TV canale 130 di sky, YOUDEM TV, RAI NEWS 24 ed in 100 PIAZZE D'ITALIA.

martedì 23 marzo 2010

INCIDENTE SUL LAVORO NEL DEPURATORE COMUNALE, VIA AL PROCESSO.

CALTAGIRONE (CATANIA) - Schermaglie procedurali hanno caratterizzato la prima udienza del processo, davanti al Tribunale di Caltagirone, a sette persone per l'incidente sul lavoro nel depuratore comunale di Mineo, avvenuto l'11 giugno del 2008, in cui morirono sei persone.



Il Tribunale ha rinviato alla prossima udienza, dell'11 maggio, la decisione se ammettere parte civile la Provincia di Catania, oltre ai già ammessi Comune di Mineo e Inail. In aula era presente il procuratore capo Francesco Paolo Giordano, che aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio degli indagati a conclusione di indagini svolte da carabinieri della compagnia di Caltagirone e del Noe.



Imputati sono il sindaco Giuseppe Castania; l' assessore con delega ai lavori Pubblici, Giuseppe Mirata; il responsabile ufficio tecnico del Comune, architetto Marcello Zampino; l'addetto ai servizio del depuratore, geometra Antonino Catalano; il responsabile del servizio di prevenzione, Giuseppe Virzì; il titolare della omonima azienda di espurgo di Ragusa, Salvatore Carfì e il capo cantiere della ditta, Salvatore La Cognata.



Nell'incidente morirono i dipendenti comunali Salvatore Pulici, Giuseppe Palermo, Natale Sofia e Giuseppe Zaccaria e due operai della società Carfì, Salvatore Tumino e Giuseppe Smecca.



Secondo l'accusa, la morte dei sei operai sarebbe stata causata dall'esalazioni tossiche formatesi nel pozzetto di ricircolo dei fanghi durante le fasi della sua pulizia, che, secondo una perizia disposta dalla Procura e eseguita da tre docenti universitari, sarebbero state prodotte dallo sversamento illecito nella vasca di idrocarburi dall'autobotte della dittà Carfì che si trovava a operare sul posto.



I capi d'imputazione contestati dal procuratore capo Giordano sono diversi e articolati. Nei confronti del sindaco Castania, dell'architetto Zampino e dell'allora assessore Mirata è ipotizzato l'abuso d'ufficio; Zampino e Mirata, inoltre, assieme al geometra Catalano, Virzì, Carfì e La Cognata sono imputati per omicidio colposo plurimo; Carfì e La Cognata sono anche accusati di causazione della morte come evento prodotto da un reato doloso, nella specie il traffico di rifiuti speciali.
fonte "La Sicilia web".



lunedì 22 marzo 2010

IL POLITICO DELLA PDL VUOLE PATTEGGIARE.




Tangenti, Pennisi è pronto a patteggiare due anni e 10 mesi.




L'esponente politico del Pdl fu arrestato in flagranza di reato poco dopo aver incassato la rata di 5mila euro di una tangente da 10mila euro da un imprenditore su una pratica edilizia.


Milko Pennisi, l'ex presidente della commissione urbanistica del Comune di Milano, punta al patteggiamento per chiudere quello che lui stesso sostiene essere stato l'unico episodio nella sua carriera politica nel quale ha intascato una mazzetta. Mazzetta per cui lo scorso 11 febbraio è stato arrestato in flagranza di reato con l'accusa di concussione ai danni dell'imprenditore Mario Basso, che tre giorni prima l'aveva denunciato.La difesa dell'ex consigliere comunale del Pdl ha raggiunto con la Procura un accordo: due anni e dieci mesi di carcere e 10mila euro, la somma della tangente contestata, messi a disposizione (5mila come risarcimento a Basso). I pm Grazia Pradella, Laura Pedio e Tiziana Siciliano, le tre titolari dell'inchiesta, hanno però dato parere negativo alla richiesta di arresti domiciliari, subordinata all'accordo, almeno fino a quando il giudice delle indagini preliminari non avrà deciso sulla congruità della pena concordata. Pennisi dovrebbe così rimanere a San Vittore finché la sua posizione, per questo capitolo (stralciato) di un'indagine più ampia, non verrà ratificata da un giudice diverso da quello che aveva firmato la custodia cautelare in carcere.Nei confronti dell'ex esponente politico del Pdl l' inchiesta va a avanti: al vaglio degli inquirenti ci sono una serie di pratiche passate dalla commissione urbanistica comunale, i versamenti in contanti - qualche migliaia di euro per volta - su suoi tre conti correnti e anche la sua attività alla fondazione Le Stelline. I sospetti sono che quella di circa un mese e mezzo fa non sia stata l'unica tangente incassata da Pennisi, che ci possano essere stati altri episodi di concussione o anche di corruzione, e altre persone, funzionari, politici e imprenditori, coinvolti in un presunto giro di mazzette.Pennisi, invece, si è difeso spiegando ai pm lo scorso 5 marzo che i soldi versati da Basso rappresentano l'unica cifra ricevuta in modo illegale e che non si sarebbe trattato di concussione, ma di corruzione. Quanto ai versamenti sui suoi conti correnti, ha sostenuto che erano relativi ai gettoni di presenza in Comune, al bonus per il suo incarico alla fondazione Le Stelline, all'affitto di un appartamento e agli aiuti del padre. Con la proposta di patteggiamento l'ex consigliere mira a mettere fine a una vicenda che ha avuto un certo rilievo, anche perché è stato arrestato proprio mentre riceveva in pieno centro a Milano una busta con dentro 5mila euro, la seconda tranche di una mazzetta da 10mila per sbloccare una pratica edilizia.La consegna della prima tranche era stata videoregistrata da Basso con una microtelecamera che gli era stata prestata da Fabrizio Pensa, fotografo ed ex collaboratore di Fabrizio Corona, che in precedenza aveva lavorato in una società dell'imprenditore.

Art. " La Repubblica.it Milano".

" E' IL NUOVO CAPOMAFIA DI PALERMO". ARRESTATO INSOSPETTABILE ARCHITETTO.



"E il nuovo capomafia di Palermo"Arrestato un insospettabile architetto.
Giuseppe Liga, ex segretario nazionale del movimento cristiano lavoratori, è stato arrestato dai finanzieri perché ritenuto l'erede di Salvatore Lo Piccolo. Lo accusano quattro pentiti e le intercettazioni. È stato fotografato mentre entra nel palazzo della presidenza della Regione siciliana in campagna elettorale di SALVO PALAZZOLO
Giuseppe Liga

C'è una svolta inaspettata nelle storie di mafia. Un insospettabile architetto, molto stimato dalle gerarchie ecclesiali, avrebbe preso il posto di Salvatore Lo Piccolo, l'ultimo grande padrino latitante finito in manette nel novembre 2007. La Procura di Palermo ritiene di averne trovato le prove. Giuseppe Liga, 59 anni, reggente regionale del Movimento cristiano lavoratori, è stato arrestato all'alba dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria del capoluogo siciliano. Gli vengono contestate le accuse di associazione mafiosa ed estorsione: Liga avrebbe continuato a gestire il tesoro di Lo Piccolo, il boss di Tommaso Natale che fra il 2006 e il 2007 aveva esteso il suo potere su tutta la città stringendo i commercianti e gli imprenditori nella morsa del racket.Assieme all'architetto i finanzieri hanno arrestato anche Giovanni Angelo Mannino, 57 anni, il cognato di Salvatore Inzerillo, uno dei padrini della vecchia guardia che fu ucciso nel 1981, all'inizio della guerra di mafia. L'arresto di Mannino conferma quanto ormai da mesi sta drammaticamente emergendo dalle indagini: dopo gli arresti e i processi che sembrano aver fiaccato i corleonesi di Riina e Provenzano, ai vertici di Cosa nostra sono tornati i "palermitani", i mafiosi della vecchia guardia che negli ultimi vent'anni sono apparentemente rimasti ai margini dell'organizzazione, ma in realtà hanno curato lucrosi affari con gli Stati Uniti. Anche Mannino era comunque, a modo suo, un insospettabile: dopo l'assoluzione nel processo "Iron Tower" dall'accusa di traffico internazionale di droga (nel 1992), era diventato lo stimato gestore del ristorante "Lo Sparviero" di via Sperlinga. Gli ultimi pentiti lo definiscono adesso "uomo d'onore della famiglia di Torretta".Ma nella nuova Cosa nostra non si chiamano più "uomini d'onore". Piuttosto, "angeli" . L'architetto Liga è stato intercettato mentre dice a Mannino: "Penso a quel discorso che ti ho detto di trovare personaggi per fare, hai capito... angeli". Il professionista e l'imprenditore stavano riorganizzando le fila di Cosa nostra.Nel blitz di questa notte sono finite in manette altre due persone su ordine del gip Silvana Saguto: Agostino Carollo, 45 anni, e Amedeo Sorvillo, 57, due imprenditori palermitani che avrebbero fatto da prestanome a Liga nella società "Eu. te. co", Euro tecnica delle costruzioni. Le indagini, condotte dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Marcello Viola nonché dall'aggiunto Antonio Ingroia, erano partite quasi per caso, dopo alcune intercettazioni. Le voci che arrivavano dai segreti di Cosa nostra citavano un misterioso "architetto". Poi, altri spunti sono arrivati dai pizzini ritrovati al momento dell'arresto di Lo Piccolo: si faceva ancora riferimento all'architetto e ad alcuni passaggi di denaro con i vertici della cosca di Tommaso Natale. Il mistero dell'architetto l'hanno svelato quattro pentiti: Isidoro Cracolici, Francesco Franzese, Gaspare Pulizzi e Marcello Trapani. I primi tre, uomini della cosca Lo Piccolo. L'ultimo, è il suo ex avvocato, che da mesi sta collaborando con la giustizia dopo essere finito in manette.Giuseppe Liga è stato pedinato a lungo, i suoi incontri riservati con i fedelissimi di Lo Piccolo sono stati anche intercettati. Intanto, l'architetto proseguiva la sua vita da insospettabile professionista e soprattutto da cattolico impegnato. Il 2 giugno 2009, durante la campagna elettorale per le Europee, al suo telefono arrivò una telefonata dalla segreteria del presidente della Regione Raffaele Lombardo. Erano le 11,25. Alle 14,50, l'architetto fu fotografato dai finanzieri mentre entrava a palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione, in piazza Indipendenza. Si trattenne fino alle 15,25.Scrivono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia: "Le indagini hanno accertato che nel periodo in cui l'indagato aveva acquisito il ruolo di reggente del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, Liga non ha trascurato il suo impegno politico pubblico con il Movimento cristiano dei lavoratori, dimostrando così la capacità di infiltrazione dell'organizzazione mafiosa nelle istituzioni".Il 3 giugno, Liga fu intercettato mentre parlava dell'incontro col presidente della Regione a Marco Belluardo, assessore comunale di Catania e consigliere nazionale dell'Mcl: "Si, i fac-simili li avevo e... lui mi ha dato il resto....", così diceva. Il 19 giugno, Liga fu intercettato al telefono mentre parlava con Carlo Costalli, rappresentante legale dell'Mcl. Disse: "Anche perché io ho avuto dei contatto con Raffaele... durante la campagna elettorale... ci sono alcune cose in movimento... vorrei parlartene riservatamente... ".I misteri dell'architetto sono ancora tanti. Questa notte i finanzieri hanno perquisito anche la sede del Movimento cristiano lavoratori, in via Cerda, a Palermo. Numerosi documenti e alcuni computer dell'architetto Liga sono stati sequestrati.

USA: STORICA RIFORMA. TUTELA SANITARIA PER IL 95% DEGLI AMERICANI.


Nella notte il "sì" della Camera con 219 favoervoli e 212 contrari. Assistenza medica per 32 milioni di americani che ne erano sprovvisti.
"Questo è il vero cambiamento". Passa la riforma sanitaria di Obama
Ora tocca al Senato. Il presidente ha vinto le ultime resistenze degli antiabortisti dal corrispondente FEDERICO RAMPINI



NEW YORK - "Questa non è una riforma radicale ma è una grande riforma. Questo è il vero cambiamento". Così a mezzanotte, ora di Washington, Barack Obama ha salutato lo storico voto della Camera. Un'ora prima con 219 sì contro 212 no, sotto la presidenza di Nancy Pelosi la Camera aveva approvato la sua sofferta riforma sanitaria. E' passata una legge di straordinaria portata, che dopo l'approvazione del Senato estenderà a 32 milioni di americani un'assistenza medica di cui erano finora sprovvisti. E' la fine di un incubo, 14 mesi in cui il presidente si era giocato la sua immagine su questo "cantiere progressista".




Obama ce l'ha fatta su un terreno dove da mezzo secolo tutti i presidenti erano stati sconfitti. Ha affrontato una piaga sociale, che vede l'America molto più indietro degli altri paesi ricchi per la qualità delle cure mediche offerte all'insieme della popolazione. Forse il suo partito pagherà qualche prezzo alle elezioni legislative di novembre, ma i democratici hanno messo la loro firma esclusiva (senza un solo voto repubblicano) su una delle più ambiziose normative sociali del paese. 34 di loro hanno votato contro, per paura di giocarsi la rielezione a novembre, di fronte all'offensiva della destra che dipinge questa legge come la "socializzazione delle cure mediche" e l'anticamera di una bancarotta di Stato. Ma fino all'ultimo le defezioni nel partito di maggioranza hanno rischiato di essere ben più elevate. La pattuglia più numerosa dei "dissidenti" era quella degli antiabortisti, guidati dal deputato Bart Stupak del Michigan. E' stato decisivo l'intervento di Barack Obama nelle ultimissime ore. Rinviato il suo viaggio in Indonesia, il presidente ha fatto pressione personalmente su ciascuno dei deputati incerti. Agli antiabortisti ha offerto una garanzia speciale: proprio mentre la Camera era riunita per le votazioni, ieri Obama ha firmato un "ordine esecutivo" che rafforza il divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza. A quel punto Stupak e la pattuglia di antiabortisti sono passati a favore della riforma, garantendo la maggioranza per l'approvazione della legge. L'ultimo voto al Senato è previsto in pochi giorni, ed entro questa settimana Obama dovrebbe firmare la legge.

I primi effetti di questa riforma, in vigore da subito, colpiranno gli abusi più odiosi delle assicurazioni. Sarà vietato alle compagnie assicurative rescindere una polizza quando il paziente si ammala, una pratica fin qui tristemente consueta. Sarà illegale rifiutarsi di assicurare un bambino invocando le sue malattie pre-esistenti. Diventeranno fuorilegge anche i tetti massimi di spesa, usati dalle assicurazioni per rifiutare i rimborsi oltre un certo ammontare (un costume particolarmente deleterio per i pazienti con patologie gravi che richiedono terapie costose, come il cancro). I genitori avranno il diritto di mantenere nella copertura della propria assicurazione sanitaria i figli fino al compimento del 26esimo anno di età, una norma particolarmente attesa in una fase in cui i giovani stentano a trovare un posto di lavoro (e quindi non hanno accesso all'assicurazione che di solito è connessa a un impiego stabile). Più avanti, entro il 2014, scatteranno gli altri aspetti della riforma, quelli che porteranno 32 milioni di americani ad avere finalmente diritto a un'assistenza. Di questi, la metà circa entreranno sotto la copertura della mutua di Stato per i meno abbienti, il Medicaid. Quest'ultimo garantirà cure gratuite fino alla soglia di 29.000 dollari di reddito annuo lordo, per una famiglia di quattro persone. Altri 16 milioni dovranno invece comprarsi una polizza assicurativa. Ma potranno farlo scegliendo in una nuova Borsa competitiva sorvegliata dallo Stato, e riceveranno sussidi pubblici fino a 6.000 dollari, onde evitare che l'assicurazione gli costi più del 9,5% del loro reddito. Multe salate per le aziende con oltre 50 dipendenti che non offrono l'assicurazione sanitaria ai dipendenti. Perché questo resterà comunque anche dopo la riforma il tratto distintivo del sistema sanitario americano, imperniato sulle assicurazioni private, e ben lontano dai servizi sanitari nazionali dei paesi europei.Manca, nella riforma, quello che all'origine doveva essere l'aspetto più radicalmente innovativo: la cosiddetta opzione pubblica. Di fronte alle accuse di voler imporre un "socialismo medico di tipo cubano" - secondo uno slogan usato dalla destra populista del Tea Party Movement - i democratici hanno abbandonato quell'idea, che avrebbe creato un'assicurazione di Stato disponibile a tutti, a costi contenuti, per far concorrenza alle assicurazioni private. In compenso ci sarà una stangata fiscale sulle multinazionali farmaceutiche, per finanziare una parte dei costi della riforma.Il voto compatto di tutti i repubblicani contro la riforma sancisce la sconfitta di Obama su un terreno: la ricerca di larghe intese bipartisan per fare avanzare le sue riforme. Questo potrebbe danneggiare un presidente che nel novembre 2008 conquistò la Casa Bianca anche grazie ai voti degli indipendenti, l'elettorato fluttuante di centro. Ma la destra è scivolata su posizioni estreme e Obama ha dovuto fare un calcolo diverso: rinunciare a questa riforma avrebbe deluso la base più progressista e militante del partito democratico, spingendola all'astensionismo alle elezioni di novembre. La vittoria alla Camera ha del miracoloso perché appena due mesi fa la riforma sembrava condannata, quando i democratici persero un'elezione cruciale nel seggio senatoriale del Massachusetts che era stato di Ted Kennedy. Proprio le compagnie assicurative hanno fornito a Obama l'opportunità per riprendere l'iniziativa: il rincaro del 39% delle tariffe imposto dal colosso assicurativo Blue Cross in California un mese fa è diventato il simbolo di un sistema iniquo e perverso. Da quell'episodio è cominciata la riscossa di Obama, che ha accusato i repubblicani di essere al servizio di un capitalismo sanitario che accumula profitti speculando sulle sofferenze dei cittadini.

sabato 20 marzo 2010

INVITIAMO, PER L' ENNESIMA VOLTA, UN NOSTRO ATTENTO LETTORE-SICURAMENTE DI DESTRA- AD INFORMARSI BENE PRIMA DI SCRIVERCI COMMENTI CON FALSE NOTIZIE.

CI SCUSIAMO CON I NOSTRI LETTORI, MA SIAMO COSTRETTI A PUBBLICARE IL SOTTOSTANTE ARTICOLO -USCITO NEL QUOTIDIANO ON LINE "IL GIORNALE DI RAGUSA" - PER RISPONDERE AD UN COMMENTO ANONIMO (CHE NON PUBBLICHEREMO). RICORDIAMO ALL'ANONIMO COMMENTATORE CHE NESSUNO LO OBBLIGA A FREQUENTARE IL NOSTRO BLOG. NEL CASO SENTISSE LA NECESSITA' PUO' CREARNE UNO A "SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA".




Home > Cronaca > Rapine al Banco di Sicilia: arrestati i due colpevoli, catanesi e incensurati.
Complimenti del Ministro Alfano alle forze dell'ordine

Martedì 25 Agosto 2009 - 09:07
Comiso - Una vicenda dai risvolti positivi quella che ieri aveva visto vittime di rapina due sportelli del Banco di Sicilia di Comiso e vittoria. I due malviventi che avevano architettato il colpo sono infatti stati arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa con la collaborazione del Commissariato di Comiso. I due responsabili sono due giovani catanesi.A seguito, infatti, di incessante attività info-investigativa esperita senza soluzione di continuità sin dalle prime ore della giornata, gli agenti hanno tratto in arresto Damiano Longo, di anni 20, e M.O. di anni 16, entrambi catanesi ed incensurati.
E compiacimento per i due arresti, è stato espresso dal sindaco di Comiso Peppe Alfano. “L’arresto dei presunti rapinatori - scrive Alfano in una sua nota ufficiale - restituisce fiducia e tranquillità alla cittadinanza turbata dal ripetersi di fatti delinquenziali così gravi con banditi che hanno agito a volto scoperto palesemente certi dell’efficacia dell’azione criminale e sorretti da un altrettanto sicuro senso d’impunità”.
“Una convinzione - scrive ancora il sindaco di Comiso - che è stata sovvertita dall’azione della polizia, appena pochi minuti dopo aver commesso il reato”. “Tutto ciò, ovviamente, non può fare abbassare il livello di guardia - chiude Alfano - e sono convinto che rimane attuale la necessità di dotare Polizia e Carabinieri di più uomini e più mezzi per un più efficace controllo del territorio”. Il plauso alle forze dell’ordine è arrivato anche da Pippo Digiacomo, ex sindaco di Comiso ed oggi parlamentare regionale del Pd.



N.B. "PLAUSO" termine definito nel dizionario, di italiano, Zanichelli: Applauso, Approvazione, Lode; concreta manifestazione di LODE.

La nota è dedicata all'anonimo commentatore. CI SCUSIAMO, NUOVAMENTE, CON TUTTI GLI ALTRI.

RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER L'EX SINDACO FAUSTO FAGONE.


PALAGONIA, PERCEPI' DOPPIA INDENNITA'.


Secondo la procura, avrebbe percepito indebitamente la doppia indennità di parlamentare all' Ars e sindaco. Fausto Fagone, deputato regionele dell' UDC, comparirà il prossimo 27 maggio davanti al Gup del tribunale di Caltagirone, Marcello Gennaro, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio- per truffa aggravata- presentata dal procuratore Giordano.


Secondo il pm, Fagone, sindaco di Palagonia, dopo essere stato eletto all' Ars, avrebbe omesso di optare per una sola delle due indennità ovvero ilm 50% di ciascuna. L' imputato si sarebbe procurato "l' ingiusto profitto patrimoniale di 14 mila 836 euro ( relativo al periodo fra il luglio 2006 e il febbraio 2007) riguardanti la funzione di sindaco, arrecando cosi un danno economico al Comune".


" Fagone - replica l'avv. Marletta - ha percepito la doppia indennità in un periodo in cui altri parlamentari si trovavano nelle stesse condizioni e in cui una sentenza del Tar lo consentiva. Quando l' Ars si pronunciò ( il 26 gennaio 2007) contro la doppia indennità, il mio assistito esercitò immediatamente l' opzione, e vciò ancor prima che ( a marzo del 2007) il CGA sancisse la non comulabilità".

Fonte " La Sicilia" del 20 marzo 2010. Art. a firma M.M.

venerdì 19 marzo 2010

'NDRANGHETA: VOTATE PDL. LE COSCHE MAFIOSE PUNTAVANO SU LA RUSSA, FIDANZA E RONZULLI E 4 CANDIDATI PER LE REGIONALI.



Cronaca Redazione Il Fatto Quotidiano
'Ndrangheta: vota PDL
19 marzo 2010
Un'inchiesta rivela: alle Europee la 'ndrangheta milanese ha puntato sul ministro. "Con lui siamo più forti degli altri"di Davide Milosa"Tu devi votare Ignazio e Fidanza. Non facciamo cagate, quello sarà il nostro futuro!".



È il 31 maggio 2009. Alle elezioni mancano pochi giorni. A Milano si vota, oltre che per le Europee, per le Provinciali. Michele Iannuzzi parla chiaro. È consigliere comunale del Pdl a Trezzano sul Naviglio, paesone alle porte di Milano, ma la sua attività principale, si scoprirà, è quella di procacciatore d’affari per la Kreiamo Spa: una società ritenuta il braccio finanziario della ’ndrangheta.



Per questo è stato arrestato, il 22 febbraio scorso. Nella primavera del 2009, però, Iannuzzi è ancora un uomo libero e molto indaffarato a tessere trame politiche per far eleggere al Parlamento europeo un tris di candidati delle liste Pdl: Ignazio La Russa, ministro della Difesa; Carlo Fidanza, consigliere comunale a Milano; e Licia Ronzulli, infermiera all’ospedale Galeazzi, imposta in lista da Silvio Berlusconi (era lei a smistare gli ospiti e le ospiti alle feste di Villa Certosa).



La vicenda emerge dall’inchiesta "Parco sud" condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che in due anni d’indagine ha scoperto una lobby politica in odore di mafia. Il tutto ricostruito minuziosamente nelle informative della Direzione investigativa antimafia. Nella primavera del 2009, il telefono di Iannuzzi è molto caldo.



Il politico-faccendiere parla con gli uomini della Kreiamo e in particolare con l’immobiliarista Alfredo Iorio, oggi anch’egli in carcere per corruzione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso. I due hanno un progetto: condividono "l’aspirazione di eleggere un proprio consigliere provinciale". Per arrivare all’obiettivo, sostengono il candidato del Pdl Guido Podestà, che poi diventerà presidente della Provincia. E sono in contatto diretto con un uomo di Podestà, Stefano Maullu, l’assessore regionale alla Protezione civile che si sente il Bertolaso del nord. "Loro", dice Iannuzzi a Iorio, "ci vogliono dare la delega per aprire i comitati per il presidente della Provincia".



Ne parlano anche con Andrea Pasini, un consigliere comunale Pdl in stretti rapporti con il giovane boss latitante Domenico Papalia, a cui inviava sms; e con Marco Osnato, consigliere al comune di Milano, ma soprattutto cognato di La Russa. Il gruppo dunque si dà da fare per mettere in lista un proprio candidato. La cosa si può fare. Anzi si deve fare: “Perché”, spiega Iannuzzi a Iorio, “possiamo fare quel salto di qualità in determinate cose”. Tanto più che, anche “se sei uno dei primi non eletti, ma gli fai vedere che quel collegio ha migliorato comunque, dopo, come fanno di solito, ti accontentano”.



Il candidato sostenuto dalla ’Ndrangheta dovrebbe essere Andrea Iorio, fratello di Alfredo. Ma rifiuta. Tentano di imporre un altro nome, ma non ci riescono. Il parere negativo , scrive la Dia di Milano, viene annunciato ad Alfredo Iorio da Fabio Altitonante, oggi assessore provinciale e allora consigliere al comune di Milano, molto vicino a Maullu e al gruppo legato alla ’ndrangheta: “Decisione presa a livello di coordinamento nazionale”, si giustifica Altitonante.Una decisione che non piace a quelli della Kreiamo e ai loro soci occulti, che preparano comunque una strategia alternativa: se non avranno un loro uomo da votare, mostreranno tutto il loro peso sostenendo alcuni candidati già in lista.



Iannuzzi ne parla direttamente con Maullu: "Senti Stefano, io ho perso una battaglia. Poi tu che mi vuoi spiegare come è andata: non me ne fotte un cazzo". Ma intanto ecco la nuova carta giocata dal gruppo Iorio: "Sto organizzando, porteremo cinquecento persone, perché qua c’è un altro acquirente molto più importante: verranno Ignazio e Romano La Russa". E Iannuzzi si mette al lavoro: "Chiamo dieci capi bastone perché alla gente bisogna dargli un’opportunità". Intercettazione dopo intercettazione, il progetto si svela completamente. Il gruppo cerca di guadagnare crediti politici impegnandosi per La Russa, ma anche per la candidata più spinta da Berlusconi. Michele Iannuzzi spedisce infatti un suo uomo all’incontro elettorale con Licia Ronzulli. "Tu fatti vedere attorno alle 12 e vedi di portarti tre o quattro pistola".Il 6 giugno 2009, a seggi aperti, "Alfredo Iorio pare essersi confermato alla nuova linea dettata da Iannuzzi in relazione alle Europee", scrivono gli investigatori della Dia.



Eccolo, l’immobiliarista della Kreiamo, chiedere al telefono "conferma su come si scrive Ronzulli". Dopodiché fa sapere a Iannuzzi: “Io sto facendo votare La Russa, Ronzulli, Fidanza”. Poi Iorio si rivolge a un certo Pasquale: "In Piemonte cosa hai fatto votare?". Chiara la risposta: “La Russa, Fidanza e Ronzulli". Quindi Iorio si rivolge a Iannuzzi: "Diglielo a Osnato". Decisa la risposta del consigliere Pdl: "Quando vado a trovarlo, prepariamo un elenco di tutti i vari comuni dove noi abbiamo portato dei voti, così li vanno a verificare. Poi con la lista della spesa andiamo da lui".L’avvicinamento politico a Ignazio La Russa da parte del comitato affaristico-mafioso messo in piedi da Alfredo Iorio era iniziato già nell’aprile del 2009, quando il ministro della Difesa aveva partecipato a una manifestazione politica a Trezzano sul Naviglio.



È presente anche l’assessore regionale Pier Gianni Prosperini, che ha pagato una parte della campagna elettorale del ministro (oggi è in carcere per corruzione ed è indagato anche per traffico d’armi con l’Eritrea). Ma in prima fila ci sono loro, quelli della lobby dei calabresi: Alfredo Iorio e Andrea Madaffari, vicepresidente della Kreiamo, in contatto diretto con il presunto boss della ’ndrangheta Salvatore Barbaro (anche Madaffari sarà arrestato, il 3 novembre). Al termine del comizio, Iorio parla al telefono con Pasini. Annota la Dia di Milano: "Pasini riferisce che il ministro è rimasto soddisfatto in quanto “ha visto della bella gente". Poi Pasini prospetta a Iorio una cena alla quale invitare lo stesso La Russa. È soddisfatto: "Alfrè, parliamoci chiaro, chi cazzo è che è attaccato a un ministro così...Per cui noi siamo più forti degli altri, mille volte!".Da il Fatto Quotidiano del 19 marzo

ECCO L'ULTIMO REGALO, AI SICILIANI, DALL' UDC CUFFARO.


Era direttore generale dell'emergenza rifiuti, Cuffaro lo premiò.L'attuale giunta ha provato a impugnare ma ha perso davanti alla Corte dei conti
Regione Sicilia, pensione record all'ex burocrate 1.369 euro al giorno
di EMANUELE LAURI
PALERMO - L'ultimo grand commis dell'ente più generoso d'Italia, alla fine, si è portato a casa una pensione da favola: mezzo milione di euro l'anno. Ha lottato un paio d'anni, l'avvocato Felice Crosta, per un diritto che alla fine gli è stato riconosciuto dalla Corte dei Conti. Quei soldi gli spettano.Perché così ha stabilito una legge della Regione siciliana, approvata nella stagione d'oro del governatore Cuffaro. E l'amministrazione, proprio in questi giorni, si sta adeguando, aprendo la cassa. Mezzo milione. Cioè 41.600 euro al mese, 1.369 euro al giorno. Cifra lorda, sia chiaro. Ma destinata a fare impallidire persino capi di Stato, governatori di Bankitalia e giudici della Corte costituzionale: Giorgio Napolitano, per dire, ha un'indennità annua di circa 220 mila euro. Carlo Azeglio Ciampi, prima di insediarsi al Quirinale, si vide riconoscere da Palazzo Koch una pensione da 34 mila euro al mese. Mentre Romano Vaccarella e Gustavo Zagrebelsky, ex presidenti della Consulta, percepiscono rispettivamente assegni di quiescenza pari a 25.097 e 21.332 euro mensili, secondo i dati rivelati da L'Espresso nel 2008. Il superburocrate siciliano, insomma, non si limita a doppiare i colleghi della Regione, tutti beneficiati dal vecchio sistema di calcolo retributivo, ma si candida a tutti gli effetti per la palma del dipendente pubblico più pagato d'Italia. Fra quelli in servizio e a riposo. Sfondando con decisione pure il tetto ai trattamenti previdenziali "obbligatori" posto nell'ormai lontano ottobre del 2003 dal consiglio dei ministri: 516 euro al giorno, il vecchio milione di lire. Crosta quasi triplica quella somma.

Il sultano dei servitori della pubblica amministrazione è un dirigente di lungo corso che negli ultimi due lustri ha gestito l'emergenza rifiuti in Sicilia. Un'emergenza che non è finita: gli Ato, gli organismi che dovevano assicurare il servizio di raccolta e smaltimento, hanno accumulato oltre un miliardo di debiti, la gara per i termovalorizzatori è stata annullata dall'Unione europea e i cassonetti stracolmi autorizzano ormai i paragoni con la Campania. Ma Crosta, prima da vicecommissario per l'emergenza poi da capo dell'agenzia siciliana per i rifiuti, in questi anni ha visto accrescere i propri compensi fino a 460 mila euro. Una cifra che il suo mentore, l'ex governatore Salvatore Cuffaro, gli accordò nel marzo 2006. Un'indennità che a Crosta è valsa come base pensionabile, in forza di un emendamento approvato dall'Assemblea regionale siciliana a fine 2005, cioè proprio alla vigilia della sua nomina: un caso? Chissà. Di certo, nella Regione dove oggi impera Raffaele Lombardo - che ha rotto con l'ex amico Cuffaro - oggi non si fanno salti di gioia. Anche perché, oltre all'assegno mensile, l'ente dovrà riconoscere a Crosta circa un milione di arretrati e la somma relativa alla rideterminazione del Tfr. In un primo momento, l'amministrazione si era opposta alla liquidazione della maxi-pensione, riconoscendo "solo" 219 mila euro all'ex dirigente. Crosta si è però rivolto alla Corte dei Conti che ha attestato il suo diritto. La legge si può discutere. Ma va applicata. "Non si tratta certo di un regalo, io ho lavorato per 45 anni", si difende l'interessato. La Regione siciliana dai conti in rosso - due miliardi di deficit - non ha potuto che fare appello alla sentenza della magistratura contabile. L'ultimo beneficio, peraltro, va a pesare su una spesa previdenziale già ragguardevole: oltre 560 milioni per pagare le pensioni di un esercito di ex dipendenti (14.917) più folto del personale in servizio. Tutti a carico del bilancio, perché la Regione siciliana è fra i pochi enti in Italia a non avere ancora attivato un fondo quiescenza, pur avendolo istituito per legge. E continua a erogare baby-pensioni a tutti coloro che dimostrano di avere un parente infermo da accudire. Un'estensione tutta siciliana della legge 104 - anch'essa figlia di una norma varata dall'Ars - che ha premiato negli ultimi anni 700 impiegati andati a riposo con 25 anni di anzianità (ne bastano 20 per le donne). Ne ha approfittato anche l'ex segretario generale Pier Carmelo Russo. Che a dicembre, dopo il pensionamento, è stato promosso assessore regionale dal governatore Lombardo.
(19 marzo 2010)

SPERIAMO CHE LA GENTE SAPPIA SCEGLIERE, NELLE VARIE LISTE, LE PERSONE PERBENE.


Le cosche puntano a crearsi amministratori ad hoc.La Procura di Napoli ha acquisito gli elenchi dei candidati
Sud e liste "inquinate"le mafie si preparano al voto
L'obiettivo sono gli affari gestiti dalle Regioni in particolare gli appalti di ospedali e le Asl; di
GIULIANO FOSCHINI e CONCHITA SANNINO

ROMA - A Napoli i magistrati della Procura antimafia hanno già acquisito le liste con tutti i candidati al consiglio regionale della Campania. E hanno cominciato a studiarle. Anche la commissione parlamentare Antimafia, dopo che il presidente Beppe Pisanu ha imposto ai partiti di sottoscrivere un codice etico, si è mossa: e in attesa che le prefetture comunichino ufficialmente le candidature non in regola con quel codice, ha raccolto un centinaio tra informative e segnalazioni di candidati considerati "a rischio". Le elezioni 2010 in quattro regioni del Sud possono essere condizionate (inquinate o controllate) dalla criminalità organizzata. Che oggi non si limita a fornire pacchetti di voti ai partiti ma scende in campo con candidati propri, politici-affaristi che poi saranno a tempo pieno al servizio delle cosche. È il modello Di Girolamo che può ripetersi all'infinito. L'obiettivo è mettere le mani su parte dei 169 miliardi all'anno gestiti dalle Regioni. Soprattutto appalti di ospedali e Asl, convenzioni esterne e consulenze della sanità, fondi per la formazione. Ma dove vogliono arrivare i clan della camorra e della 'ndrangheta? Di quanti voti dispongono? Quanti e quali candidati stanno mettendo in pista? Un seggio in vendita Il "tariffario" per il seggio non è omogeneo. Le istruttorie e le sentenze giudiziarie più recenti raccontano che ci sono angoli del Paese in cui l'elezione in Regione può costare la contenuta cifra di 15 mila euro, come per le 'ndrine calabresi. E ci sono metropoli dagli intrecci malavitosi, come Napoli, dove la stessa carica si acquista con 60 mila euro, oltre alla promessa di lavori pubblici e forniture per i clan. Poi ci sono padrini che non hanno bisogno né di compravendite né di appalti: sono i livelli decisionali del potere criminale che, dalla Sicilia alla Lombardia, puntano a legarsi direttamente con la finanza e le grandi imprese. Accade nel Paese dei 30 mila affiliati organici alle cosche e dei centomila galoppini del voto inquinato. Dove, solo negli ultimi tre anni, le forze di polizia hanno denunciato per associazione mafiosa oltre 7 mila persone. Spiega il procuratore antimafia di Napoli, Giandomenico Lepore: "Il controllo sulle liste è uno screening di rito. Non siamo un ufficio elettorale, dobbiamo solo verificare se siano commessi reati di compravendita del voto". Ma intanto il 10% dei candidati "segnalati" all'Antimafia ha già alle spalle una condanna, o un rinvio a giudizio, o un'indagine per voto di scambio. Le mani della camorra.Il caso più clamoroso è a Napoli. Roberto Conte, 43 anni, espulso dai Verdi e dal Pd, torna in una lista che sostiene il candidato presidente del Pdl, Stefano Caldoro. L'ex consigliere regionale è stato condannato in primo grado, otto mesi fa, per concorso esterno in associazione mafiosa, con l'accusa di avere "acquistato" dalla camorra la sua elezione alle regionali del 2000. Ora ha scelto la lista Alleanza di popolo. Conte è anche l'unico degli impresentabili per il quale un padrino pentito, Giuseppe Misso, abbia confermato la costituzione del patto politico-mafioso. Ma qual è la sua storia? Per tre volte, racconta la sentenza, Roberto Conte incontrò il boss Misso. Il padrino lo riceveva nel centro storico di Napoli. Secondo il giudice, a fine corsa, il neo-eletto Conte tornò in quell'appartamento blindato a ringraziare il boss. Lo stesso Misso, due anni fa, ha rivelato le ragioni di quell'accordo: "Ho incontrato il candidato Conte almeno in tre circostanze, sempre a casa mia (...). Quando parlo di un mio proposito di guadagnare molto da questo rapporto, mi riferisco ai discorsi che avvenivano frequentemente tra me e il Conte, al fatto che la sua elezione avrebbe permesso al gruppo Misso di aprire un ciclo delle vacche grasse, gare dei lavori pubblici, forniture di servizi a enti pubblici". Il boss del quartiere Sanità aggiunge: "Avevo iniziato a sostenere molte spese per mandare in giro i galoppini. Così un giorno Sasà Mirante (un affiliato, ndr) ricevette direttamente dalle mani di Conte una somma di 120 milioni, ovviamente tutta in contanti, poi portata a me, a casa mia". Dalla storia di Conte ha preso le distanze, ufficialmente, persino un supergarantista come Nicola Cosentino, il coordinatore campano del Pdl per il quale il Gip di Napoli ha chiesto l'arresto per concorso in associazione mafiosa. I sospetti ovviamente toccano anche le elezioni comunali e provinciali. A Caserta, per esempio, per la Provincia l'Udc mette in lista Luigi Cassandra che, in campagna elettorale, riceve una diffida dei carabinieri a non frequentare più personaggi in odore di camorra. Il partito lo invita a ritirarsi. Ma lui rifiuta, e annuncia addirittura un ricorso. Pacchetti di controllo.Un business che cambia modalità, quello del traffico di voti. Ma non al punto da non lasciar tracce, come spiega Franco Padrut, storico segretario della Camera del Lavoro a Palermo, uno dei maggiori esperti italiani di flussi elettorali. "Sono rimaste intatte negli anni alcune caratteristiche del controllo del voto, come l'espressione della preferenza, meglio se multipla. Un esempio lampante arriva proprio dal ciclo delle elezioni regionali 2005-2008 dove, al Sud, è stato registrato un tasso di preferenze molto più alto rispetto alla media nazionale: l'89,6% in Basilicata, l'86 in Sicilia, il 78 in Puglia e Abruzzo, il 76 in Campania mentre la media italiana è del 51". Ma qual è l'incidenza del consenso mafioso nella formazione della rappresentanza? Si calcolava un volume di 4 milioni di voti, fino a qualche lustro fa. Aggiunge Padrut: "L'incidenza oggi è meno vistosa, ma profonda. Il condizionamento la criminalità organizzata tende a esercitarlo su altri livelli: il controllo della spesa pubblica, gli apparati amministrativi. E con l'entrata in vigore del Porcellum il condizionamento delle mafie si è spostato sulla compilazione delle liste più ancora che sul voto". Ancora una volta il Sud è il banco di prova di questo nuovo modello di infiltrazione nello Stato. Dice Antonio Laudati, ex pm a Napoli e oggi procuratore capo di Bari: "Le mafie non scelgono "il" partito. Lavorano sul multitasking, condizionano da una parte all'altra e oggi più che il controllo del territorio seguono il denaro e la capacità d'acquisirlo. Puntano a inquinare le decisioni su questioni economiche o finanziarie". Per i magistrati campani Paolo Mancuso e Giovanni Melillo "oggi la camorra ha minori capacità strategiche, ma ha rinsaldato i legami con gli affari, e la politica appare subordinata. Il codice di autoregolamentazione per la selezione dei candidati, approvato all'inizio degli anni Novanta dalla commissione parlamentare antimafia, è rimasto lettera morta".Mafia-politica Spa. In Puglia corre Mario Cito, tarantino, numero uno della lista civica che sostiene il candidato presidente del Pdl Rocco Palese a Taranto, figlio di quel Giancarlo condannato fino in Cassazione per associazione mafiosa. Lui, il figlio, non ha accuse a carico. Anzi, una sì: quella di aver messo sui suoi manifesti elettorali la foto di papà invece della propria. In Basilicata tra i candidati al consiglio regionale rispunta l'uscente Luigi Scaglione, capolista per la lista Popolari uniti che appoggia il candidato presidente di centrosinistra, Vito De Filippo. Scaglione è indagato della procura di Potenza per concorso esterno in associazione mafiosa: è accusato di essere stato alla Regione l'uomo di riferimento del clan camorristico guidato dal boss Antonio Cossidente, ora in cella. Non era una questione di amicizia. Ma di affari. Quali affari? Con quali meccanismi viene cementato il patto tra politici e mafiosi? Scaglione, sostiene la Procura, "avrebbe offerto il personale contributo politico e il sostegno del suo partito per la realizzazione del nuovo stadio sportivo di Potenza che l'organizzazione criminale voleva costruire". In cambio "avrebbe ottenuto l'appoggio elettorale dagli associati in occasione delle elezioni politiche del 2008", dove era candidato un amico di Scaglione. Alla base dell'indagine ci sono centinaia di pagine di intercettazioni telefoniche che testimoniano i rapporti esistenti tra il candidato Scaglione e il boss Cossidente. È il 29 ottobre del 2007, per esempio, quando nello studio di un professionista di Potenza i due si incontrano. "Ti ho chiesto - dice il boss al politico - uno sforzo, perché noi siamo propensi ad aprire, a intavolare una trattativa. Tu che cose vorresti (...) garantisci tu per le persone". "L'unica condizione - gli risponde Scaglione - è creare un'opportunità di investimento per il quale qualcuno si senta coinvolto (...) Troviamo per esempio una forma di investimento... Una società costituita apposta che sia propensa a costruire un nuovo stadio". Effettivamente la società la fonderanno: la Immobiliare Gemelli Sr, gestita da un prestanome. Ma Scaglione sembra pensare a tutto: "Io posso creare le condizioni per presentare un progetto finale, dove riusciamo a ottenere finanziamenti dall'esterno. (...) Però poi qualcosa la devi mettere tu nero su bianco, cioè i rapporti sono più tuoi (...) è chiaro che va costituita la società, ci sono i fondi europei per queste cose... Sai, io aspiro a parlarne nel consiglio regionale". Il boss apprezza il discorso. È contento, e ringrazia il politico: "Così - dice Cossidente - non cacciamo nemmeno i soldi alla fine (...) Luigi, tu sei secondo me il miglior tramite, il miglior rappresentante, la migliore persona di fiducia". Scaglione, sostengono i carabinieri della procura di Potenza nelle mille pagine di informativa depositate, sapeva con chi aveva a che fare. Per la cronaca, il candidato senatore amico di Scaglione e dei clan non fu eletto. Ora però Gigi ci riprova.La profezia di SeminaraIn Calabria con 15 mila euro si compra il voto di un'intera cittadina. Cassano Jonico nello specifico. In pratica si acquista un seggio. Lo ha fatto nel 2005 Franco La Rupa, ex consigliere regionale dell'Udeur. "Fu lui - scrivono i pm di Reggio - a stringere attraverso l'intermediazione di Luigi Garofalo un accordo con Antonio Forastefano, boss della 'ndrangheta, in forza del quale si impegnava a corrispondere denaro in cambio di voti". Quindicimila euro, appunto. La Rupa ora non ci riprova. Non lui direttamente, per lo meno. In lizza con la lista Noi Sud, che appoggia il candidato presidente del Pdl, Giuseppe Scoppelliti, c'è suo figlio Antonio. "Vergogna", ha gridato in commissione Antimafia Angela Napoli, deputata del Pdl che contro "queste candidature in odore di 'ndrangheta" ha annunciato che alle prossime elezioni non andrà a votare. In Calabria, secondo i dati arrivati all'Antimafia, i candidati a rischio sono 21: 16 sostengono la candidatura di Scopellitti, cinque quella di Loiero. Il procuratore capo di Reggio, Giuseppe Pignatone, spiega: "La 'ndrangheta si muove sempre quando ci sono interessi in ballo, succede nell'economia e anche nella politica, l'esperienza ci dice che ha sempre votato e fatto votare. È quindi ipotizzabile che succeda anche per le prossime elezioni". Ma a favore di chi? Il procuratore non fa nomi. La Napoli sì: il primo è quello di Tommaso Signorelli (Socialisti uniti), anche lui con Scopellitti presidente. Il candidato fu arrestato nel dicembre del 2007 nell'inchiesta della Dda di Catanzaro che portò allo scioglimento, per infiltrazioni mafiose, del Comune di Amantea. Era lui - dice la procura antimafia - "il politico di riferimento del clan" che per tre anni almeno (dal 2004 al 2007) avrebbe favorito i Gentile-Africano nell'acquisizione degli appalti e dei servizi nel porto di Amantea. Capolista dell'Udc (che qui corre con il Pdl) è Pasquale Tripodi, ex assessore regionale Udeur. Di lui parla il pentito Cosimo Virgiglio, e dei suoi rapporti con il boss Rocco Molé, poi fatto fuori dai cugini Piromalli nel febbraio de 2008. In Calabria ci sono poi quelli che non ci saranno. Domenico Crea, consigliere regionale uscente, è in carcere da due anni per concorso esterno in associazione mafiosa con i clan della Locride. Nel 2009 è stato condannato anche Pasquale Inzitari, astro nascente dell'Udc reggino, consigliere provinciale. I boss si sono vendicati del suo tradimento facendo saltare in aria ad aprile del 2008, con un'autobomba, il cognato Nino Princi. E, due mesi fa, gli hanno ammazzato il figlio Francesco. Nel mirino dei magistrati anche Mariano Battaglia, candidato alle scorse regionali. È stato arrestato per l'operazione Topa, che si occupò delle infiltrazioni mafiose nel comune di Seminara. Seminara è un paesino dell'Aspromonte nel quale i clan sono in grado di controllare i voti uno per uno. Nel fascicolo del pm Roberto Di Palma c'è un'intercettazione nella quale i boss dicono che, alle comunali, la lista da loro sostenuta prenderà 1050 voti. A spoglio terminato i magistrati ne conteranno 1056.
(19 marzo 2010)

giovedì 18 marzo 2010

NESSUNA TOLLERANZA PER CHI FA USO PERSONALE, IN QUALUNQUE SETTORE, DELLA COSA PUBBLICA.



L'esponente Pd accusato di corruzione, turbativa d'asta.



BARI - L'ultima volta aveva parlato per lui il suo avvocato, Michele Laforgia: "Sandro Frisullo ha formalizzato da settembre la sua disponibilità a chiarire ogni aspetto dei suoi rapporti con Tarantini. A tutt'oggi, non ha ricevuto alcuna convocazione e non gli è stato contestato nessun reato". Era la fine di gennaio. Meno di due mesi dopo, l'ex presidente della giunta regionale pugliese è finito in manette. Frisullo, 55 anni, leccese, ex Ds, ora Pd, si era dimesso subito prima del rimpasto di giunta completato da Nichi Vendola lo scorso luglio. Già allora era trapelato il suo presunto coinvolgimento nel giro di escort messo in piedi dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini.Lo stesso delle feste con il premier a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli. Tarantini raccontò ai pm di aver offerto a Frisullo escort e denaro (che il politico avrebbe accettato) in cambio di vantaggi per le sue società nell'aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce. Secondo Tarantini i soldi e le donne servivano perché Frisullo sbloccasse i mandati di pagamento per le forniture sanitarie che Tarantini gestiva. Oggi l'arresto dell'ex vicepresidente della Regione Puglia, disposto dalla procura di Bari per le accuse di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d'asta. E provvedimenti restrittivi sono stati presi anche per Vincenzo Valente, direttore amministrativo dell'Asl di Lecce, di Antonio Montinaro, primario di Neurochirurgia del P.O. Vito Fazzi di Lecce, di Roberto Andrioli, funzionario dell'Area gestione patrimonio dell'Asl di Lecce"A gennaio, nell'ultimo interrogatorio ai magistrati di Tarantini, l'imprenditore aveva tirato in ballo pesantemente Frisullo parlando della nomina di Francesco Lippolis, attuale direttore amministrativo della Asl di Bari: "Lippolis - racconta Tarantini - viene nominato nei primi giorni di agosto a seguito di mie sollecitazioni sulla Cosentino e anche su Frisullo che aveva dato il proprio supporto politico per la sua nomina". Per Tarantini "la nomina di Lippolis è stata sponsorizzata da me con Frisullo".
INCHIESTA SANITA': BERSANI, SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD, CI AFFIDIAMO ALLA MAGISTRATURA.
"Noi ci affidiamo alla magistratura, che faccia bene il suo lavoro e possibilmente con rapidità".
Cosi il leader PD, Pier Luigi Bersani sull'arresto di Sandro Frisullo. " Era già stato sostituito 8 mesi fa. Adesso c'è un passaggio cruciale, ma noi comunque ci affidiamo alla magistratura. Noi non ci allontaniamo dalle nostre posizioni".

lunedì 15 marzo 2010

E POI DICONO CHE NON SIAMO IN CRISI ECONOMICA.






NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI DEL 2009 DAI DEPUTATI GRANDI SORPRESE.

Nelle dichiarazioni dei redditi del 2009, riferibile all'anno 2008, una riduzione a valanga la subisce il ministro del tesoro TREMONTI e l'uomo degli eventi straordinari GUIDO BERTOLASO.

Infatti il ministro del tesoro dopo aver dichiarato per l'anno 2007 ( governo PRODI) un reddito di circa 4,5 milioni di euro, è passato nel 2008 (governo BERLUSCONI e ministro dell'economia lo stesso TREMONTI) ad un reddito di circa 39mila euro.

A questo punto ci sarebbe da chiedersi: ma la riduzione delle entrate del ministro come possono essere giustificate visto il suo sostenere la mancanza di crisi in Italia come negli altri paesi?

Forse il sig. TREMONTI ha sbagliato a fare i calcoli e da questo il crollo verticale delle sue entrate?
Nell'attesa di avere ulteriore notizie proponiamo una raccolta fondi per il ministro dell'economia a sostegno della sua spesa corrente e per, eventualmente, la quadratura dei conti dello stato.

BERTOLASO a sua volta subisce un crollo delle entrate tra il 2007 ed il 2008 di circa 40%.

Per il sottosegretario alla Protezione Civile proponiamo una delega per "evento straordinario causa crollo reddituale". In questo modo la nazione potrebbe contribuire alla sua ricostruzione visto il debito che gli italiani hanno nei suoi confronti.

sabato 13 marzo 2010

PDL: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO.


L'organo amministrativo del Lazio rigetta la richiesta di annullare l'esclusione.In Lombardia invece confermata la riammissione del listino Formigoni.


E' definitivo: niente lista Pdl a Roma.Bocciato il ricorso al Consiglio di Stato.

ROMA - Oggi ci sono state le due pronunce definitive della giustizia amministrativa, sulle complesse vicende delle liste escluse dalle elezioni regionali. La più importante, poco dopo le 19,30, arriva dal Consiglio di Stato del Lazio, che respinge il ricorso - l'ultimo possibile - che chiedeva la riammissione della lista del Pdl per Roma e provincia, alle prossime regionali. Anche il Tar aveva in precedenza rigettato la richiesta, ritenendo inapplicabile, in una regione che si era dotata di proprie regole elettorali, il decreto con le cosiddette "norme interpretative" varato in tutta fretta dal governo.Prima, intorno alle 18, il Consiglio di Stato della Lombardia aveva invece respinto il ricorso della Federazione della sinistra, confermando la riammissione - già deliberata dal Tar - del listino del governatore uscente, e candidato del centrodestra, Roberto Formigoni.
(13 marzo 2010)

NUOVI SVILUPPI NELL' 'INCHIESTA " settimo cielo". INSOSPETTABILI NELLA GANG DI USURAI.


SI PREVEDONO ULTERIORI SVILUPPI NELL'INCHIESTA CHE NEI GIORNI SCORSI HA PORTATO ALL'ARRESTO DI 12 PERSONE.




L'inchiesta prosegue. L'operazione " Settimo cerchio", nata da un controllo amministrativo della Polstrada di Caltagirone e condotta anche dai carabinieri di Palagonia e dalla guardia di finanza calatina, ha segnato un momento importante nelle indagini ma non conclusivo.




La corposa documentazione e l'acquisizione di nuovi riscontri, potrebbe portare al coinvolgimento di altre persone nell'inchiesta. Si tratterebbe di insospettabili che avrebbero un ruolo all'interno della presunta gang soprattutto in un filone su cui si starebbe concentrando la macchina investigativa.




Incoraggiate dall'azione delle forze dell'ordine altre " vittime" dei cravattari potrebbero scoprire il velo di omertà e denunciare nuovi fatti.




In questo contesto sarebbero maturate, anche, due aggressioni in quel di Mineo poco tempo addietro. Aggressioni riconducibili, secondo gli inquirenti, alle violente pratiche di recupero crediti da parte della banda.


venerdì 12 marzo 2010

PALAGONIA: COME VOLEVASI DIMOSTRARE.

PALAGONIA: DEPOSITATA, DA 9 CONSIGLIERI, MOZIONE DI REVOCA PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
(nella foto il Presidente del Consiglio, Giustino)


Come avevamo previsto, dopo il rimpasto ed il rientro dei fagoniani in giunta, un gruppo di 9 consiglieri comunali, appartenenti a vari partiti politici, compreso l'MPA del leghista Lombardo Raffaele, hanno presentato una mozione di revoca (o sfiducia che dir si voglia) contro l'attuale Presidente del Consiglio Comunale, Giustino.

Vogliamo ricordare a chi non è troppo avvezzo alla politica che l'attuale Sindaco di Palagonia fa riferimento all' MPA, ossia allo stesso Partito dell'attuale Presidente del Consiglio e di una parte dei firmatari della sfiducia (leggasi Malgioglio e Fazzino).

Il Malgioglio, Presidente del civico concesso prima di Giustino, fu a sua volta sfiduciato dal suo compagno di partito a cui oggi sta rendendo la parte. EVVIVA LA POLITICA.

I firmatari della sfiducia addossano al Presidente in carica la responsabilità di "operare in modo non conforme alle norme di legge e alle disposizioni del Regolamento". Quel ruolo istituzionale, si sostiene sempre nella mozione, richiede doti di assoluto equilibrio in aula e garanzie di par condicio. Occorre, sempre secondo i firmatari, una diversa interpretazione delle prerogative del Presidente, evitando possibili ripercussioni negative per l'ente locale.

Il Presidente Giustino si difende dall'attacco, promosso da alcuni del suo stesso partito, escludendo responsabilità nella conduzione dei lavori del Consiglio e di mancati adempimenti, rivendicando la "piena trasparenza e la leggittimità di deliberazioni ed atti".

NOI TUTTO QUESTO LO AVEVAMO ANTICIPATO IN UN POST PRECEDENTE.

POSSIAMO RIBADIRE CHE LA POLITICA IN QUESTO PAESE E' PREROGATIVA DI INTERESSI PERSONALI CHE ESULANO DA QUELLI DELLA GENTE.

ANCORA UNA VOLTA INVITIAMO IL SINDACO AD UN ATTO DI CORAGGIO: SI DIMETTA E MANDI TUTTI A CASA.

mercoledì 10 marzo 2010

ARRESTI PER USURA A PALAGONIA,MINEO,CALTAGIRONE,SCORDIA.


RETATA DELLA GUARDIA DI FINANZA, DEI CARABINIERI E DELLA POLIZIA CONTRO USURAI NEL CALATINO.


Tredici persone accusate di gestire un giro di usura nel calatino, tra i comuni Palagonia, Mineo, Scordia e Caltagirone, sono state arrestate nell'ambito di una operazione congiunta tra le forze dell'ordine.


Nei confronti degli indagati il gip del Tribunale di Caltagirone ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare per reati di associazione per delinquere finalizzata all'usura ed alle estorsioni.


Secondo il Gip, questi prestavano soldi con tassi di circa il 250% l'anno e si comportava come un regolare istituto bancario; infatti, nei casi di mancato pagamento l'organizzazione, che si faceva rilasciare garanzie legali a copertura del prestito, avviava pratiche per il recupero del credito con regolari procedure esecutive.

martedì 9 marzo 2010

BRUTTO TEMPO NELL'UDC PALAGONESE. REPLICA DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE ALLE DICHIARAZIONI FATTE SU RIMPASTO GIUNTA.


Il consigliere provinciale, palagonese, dell' UDC puntualizza alle dichiarazioni di alcuni esponenti dello stesso partito sul rimpasto in giunta.


" Mi lascia perplesso la dichiarazione di alcuni esponenti dell' UDC di Palagonia, che contestano il metodo delle ultime designazioni assessoriali. Le scelte sono state fatte dal partito in maniera unitaria e democratica, con il consenso unanime di tutti i consiglieri comunali".


Questa dichiarazione che abbiamo letto sul quotidiano La Sicilia del 9 marzo 2010, è stata fatta dal consigliere provinciale palagonese dell' UDC, che cosi replica alle proteste dei tre "portatori di voti" alla lista nelle scorse comunali.


" I personalismi d'area (dubitiamo che questa espressione possa essere stata fatta dal soggetto in questione) non saranno più tollerati nell' UDC, che opererà (sic) in modo compatto in consiglio comunale, sostenendo lealmente (fino a quando?) il sindaco Calanducci ed il programma elettorale.


Quindi come avevamo già scritto, in un post precedente, la disputa tra le due aree dell'Udc palagonese non è che all'inizio. I facenti riferimento politico a Fagone ed al consigliere provinciale sono rappresentati in giunta da due assessori tutti gli altri, che portarono acqua al mulino, sono rimasti a bocca asciutta e pancia vuota. La contestata nomina dei due assessori UDC, che ricordiamo non essere stati candidati alle ultime amministrative, viene rappresentata da tutti quelli che due anni fa si sono spesi in prima persona mettendoci , la faccia, il tempo, il denaro necessario per non fare brutta figura e che nonostante il buon risultato personale sono rimasti fuori dall'assise cittadina.


Una riflessione vogliamo farla sulla dichiarazione del consigliere prov.le che dice: sosterremmo il sindaco ed il programma fino alla fine. CI PERMETTIAMO DI AGGIUNGERE: FINO A QUANDO VI CONVERRA'. Con buona pace per Palagonia ed i Palagonesi sempre più spettatori.


lunedì 8 marzo 2010

CHE PRESA PER I FONDELLI. SCUSATE L'IMMODESTIA: COME AL SOLITO AVEVAMO RAGIONE.



Arance: più di 16 mila agricoltori ammessi al piano di ritiro
E’ stato pubblicato, sul sito internet dell’assessorato alle risorse agricole della Regione siciliana, l’elenco dei produttori ammessi al conferimento di arance con le relative quote di assegnazione nell’ambito del ritiro di 50.000 tonnellate di arance da destinare alla trasformazione in succhi per aiuti umanitari. Al dipartimento per gli interventi strutturali in agricoltura, che aveva pubblicato il bando per il ritiro delle arance, sono arrivate richieste da 7.310 produttori singoli e 8.842 associati, per un totale di oltre sedicimila aziende. Le richieste di conferimento sono state pari a 94 mila chili di prodotto. Le assegnazioni ammontano, cosi’ come previsto dalla norma inserita nella legge sull’agriturismo, a 50 mila tonnellate, che sono state poi ripartite tra i produttori che ne hanno fatto richiesta. Il dipartimento ha anche provveduto a identificare i tredici centri di raccolta per le arance che saranno trasformate in succhi da destinare ad aiuti umanitari. (fonte "info Scordia").
NOTA DELLA REDAZIONE DEL BLOG PDPALAGONIA.
Come avevamo previsto i 5000 kg ad ettaro sono stati ridotti a circa 2500 kg per le troppe richieste di conferimento.
A questo punto ci chiediamo:
1) perchè tra i centri di raccolta autorizzati alcuni si trovano in province dove non ci sono agrumeti che producono ARANCE ROSSE.
2) perchè i centri di raccolta sono nei magazzini o terreni di O.P..
3) come faranno i produttori singoli non associati a prenotare lo scarico delle arance in quei luoghi dove troveranno elenchi già fatti prima perchè gestiti da soggetti che a loro volta avranno necessità di conferimento.
RIBADIAMO: NON SI POTEVA FARE ARRIVARE A CASA DEI PRODUTTORI QUALCHE EURO SENZA METTERE IN MOTO UN MECCANISMO CHE NESSUNO POTRA' CONTROLLARE LASCIANDO AL LIBERO MERCATO IL PRODOTTO? ED ANCORA, NON ERA MEGLIO ABOLIRE IL CANONE DEI CONSORZI DI BONIFICA PER I PROSSIMI TRE ANNI?

venerdì 5 marzo 2010

DOPO AVER PORTATO ACQUA AL MULINO VOGLIONO RESTITUITA LA FARINA.


PALAGONIA:Una parte dell’Udc critica con la scelta degli assessori.

Si accusano i primi "mal di pancia" dopo la formazione della nuova Giunta al Comune di Palagonia. Alle accuse del centrodestra, che con il Pdl resterà tra i banchi dell’opposizione, si sono aggiunte le critiche di una parte dell’Udc (non rappresentata in Consiglio comunale) e le osservazioni di altri esponenti politici.

Secondo Gioacchino Rossitto, Salvatore Sipala e Salvatore Auteri, che appartengono all’area dell’on. Marco Forzese, una "costola" dell’Unione di centro ha contestato il metodo delle designazioni assessoriali: "Non esprimiamo giudizi sulle capacità dei due amministratori dell’Udc. Il nostro disappunto è soltanto dettato dagli inaccettabili e parziali criteri di scelta, che non rappresentano l’intera area del partito. La nostra posizione sarà resa nota ai referenti regionali".
Dal sindaco Francesco Calanducci, intanto, si attende di conoscere l’assegnazione dell’ultima delega (Attività finanziarie e gestionali).

Sul rimpasto è intervenuto Luca De Caro, commissario del Movimento per l’autonomia nel Calatino: "Auspico - ha detto - l’apertura di una fase di buon governo.
Il nostro gruppo, dopo una fase di transizione, dovrà muoversi in un contesto di regole condivise. Alcune forme di disorganizzazione e fughe in avanti sono state eliminate. In coerenza con il patto elettorale, l’Mpa ha ufficialmente sostenuto il rientro dell’Udc nell’esecutivo".
LU. GAM.

mercoledì 3 marzo 2010

CALANDUCCI: AMMUCCHIATA INNATURALE.


PALAGONIA. Continua l’«operazione rimpasto»: richiamati due ex assessori
Cunsolo e Mazzei.
Proseguono le operazioni di «rimpasto» in seno alla Giunta comunale. Altri due assessori, dopo le designazioni di Sonia Raciti, Vincenzo Sipala e Rosario Cucuzza, sono stati nominati dal sindaco Francesco Calanducci.
Rientrano nell’esecutivo municipale Daniela Cunsolo (Attività produttive) e Salvatore Mazzei (Attività d’ordine pubblico), che «hanno dimostrato nella passata amministrazione - ha dichiarato il primo cittadino - spirito di servizio per la comunità e impegno.
La nuova squadra potrà concludere il suo mandato, attuando il programma nell’esclusivo interesse della città. Confido nel ritrovato equilibrio politico e nella coesione delle forze che hanno contribuito al mio successo elettorale».
Per completare l’assetto, dopo il ritiro generale di tutte le deleghe, Calanducci dovrà nominare un altro assessore.
Il sindaco ha deciso di riservarsi, intanto, le competenze in materia di Attività finanziarie e
gestionali.

Il nuovo organo si muove sull’asse Mpa-Udc, con aperture ai gruppi «Palagonia nel cuore» (la civica del Pd) e «Progetto Palagonia» (uno dei movimenti locali del Pdl).
Proprio dal Pdl sono state espresse forti critiche sull’operazione: «Comprendiamo- ha dichiarato il dirigente Gaetano Benincasa - le ragioni del rientro dell’Udc, nonostante l’incoerenza di alcune recenti affermazioni del primo cittadino. Non è accettabile, invece, l’ingresso in Giunta e l’affarismo politico di alcuni soggetti, che hanno sostenuto altre candidature e liste alle elezioni.
Ai consiglieri di "Progetto Palagonia" chiediamo di aderire ufficialmente ad altri partiti o gruppi, non essendo cambiata la linea d’opposizione all’attuale governo».
LUCIO GAMBERA. ( Fonte La Sicilia).

lunedì 1 marzo 2010

L'ALLEGRA BRIGATA DELLA DESTRA VISTA DAL WEB.





































ECCO COME IL WEB CONSIDERA L'ALLEGRA BRIGATA PDLINA LAZIALE.

PALAGONIA: ACCESA LA LUCE ALLE CASELLE 4 E 5.

ass.cunsolo
sotto foto ass. Mazzei

Dopo essere stati considerati meri numeri ( 4 e 5 ) altri due assessori vengono nominati dal sindaco di Palagonia.


I due uscenti Mazzei e Cunsolo vengono riconfermati come assessori rispettivamente alla sicurezza il primo e alle attività produttive il secondo. Il sindaco in attesa di dare un volto all'assessore numero 6 (e forse 7) tiene per se le attività finanziarie.