sabato 25 dicembre 2010

BUON NATALE A TUTTI.

venerdì 24 dicembre 2010

L'EX SINDACO CALANDUCCI FA RICORSO AL TAR.

Palagonia: contesta presunte irregolarità nella convocazione e nello svolgimento della seduta.

Un ricorso al Tar è stato depositato dall'ex sindaco, Francesco Calanducci, avverso la mozione di sfiducia e la conseguente deliberazione, approvata in aula lo scorso ottobre, del consiglio comunale di Palagonia.

L'impugnazione è stata notificata ai competenti organi comunali e ad alcuni consiglieri. Il ricorso potrebbe mettere in discussione il voto del civico consesso e la conclusione anticipata del mandato istituzionale, nonostante il chiaro verdetto di 15 consiglieri sui risultati dell'ultima esperienza di governo municipale.

Resta indecifrabile, invece, l'atteggiamento della regione Sicilia, che ha finora escluso (di fatto) l'invio di un commissario straordinario al comune. L'assessorato regionale agli EE.LL. avrebbe concluso il proprio iter nei giorni scorsi, rimettendo  all'organo esecutivo la nomina di un funzionario.

A seguito dei ritardi, i consiglieri dell' opposizione hanno sollecitato "l'esercizio dei poteri sostitutivi e delle funzioni straordinarie" all'amministrazione regionale, inviando una nota al prefetto di Catania, alla procura di Caltagirone e al ministero degli Interni.
Da " La Sicilia del 24/12/2010 a firma di Lucio Gambera.

martedì 21 dicembre 2010

ECCO COME HANNO VINTO LE ELEZIONI REGIONALI IN CALABRIA.

'Ndrangheta e voto di scambio.

 

12 arresti, anche un consigliere Pdl

In processione dal boss per avere sostegno elettorale e "mettersi a disposizione". Ma nella casa dei Pelle c'erano microspie che registravano tutto.Quattro candidati (non eletti) e Santi Zappalà, l'eletto di centrodestra più votato del Reggino.

di GIUSEPPE BALDESSARRO

 REGGIO CALABRIA - Si rivolgevano ai clan per avere sostegno elettorale in vista delle regionali. Andavano a casa di Peppe Pelle (detto "gambazza"), capo della più potente famiglia di San Luca, e chiedevano i voti. In cambio erano pronti a "mettersi a disposizione degli amici". Preferenze in cambio di appalti, del trasferimento dei detenuti, di visite mediche "quando qualcuno non può muoversi", come ad esempio i latitanti. Una volta eletti, i politici avrebbero lavorato per la 'ndrangheta con favori d'ogni genere. Non sapevano però che nella casa del boss c'era una cimice del Ros che registrava tutto. E che tutti gli incontri, i summit, le riunioni nell'appartamento dei Pelle erano ascoltato dai Carabinieri.

Stamattina sono finiti in carcere in 12, ed almeno altrettanti sono gli indagati. Sono mafiosi, intermediari, capi elettori, imprenditori e, soprattutto politici. In manette con l'accusa, a vario titolo, di voto di scambio, mafia e concorso esterno in associazione mafiosa, sono finite 5 persone che il 29 e 30 marzo scorso portarono una marea di voti, quasi tutti al centrodestra calabrese che sostenne il governatore Giuseppe Scopelliti. Il Ros ha notificato gli ordini di custodia cautelare a Santi Zappalà del Pdl (l'unico che poi è stato eletto), a Francesco Iaria dell'Udc, a Pietro Nucera e Liliana Aiello (entrambi in corsa nella lista "Insieme per la Calabria - Scopelliti Presidente) e Antonio Manti (candidato con Alleanza per la Calabria).

In più noto è certamente Santi Zappala ed a lui la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria contesta l'accusa di avere stipulato con Peppe Pelle, il più solido degli accordi: "preferenze in cambio di appalti". L'esponente del Pdl, alle scorse regionali fu il più votato dell'intera provincia di Reggio, il terzo in assoluto nell'intera Regione Calabria. Una macchina elettorale potentissima quasi 12 mila voti, che in riva allo Stretto sono tantissimi. Uno schiacciasassi, capace di mietere consenso in ogni angolo della provincia. Sindaco di Bagnara Calabra e ex consigliere provinciale, per i magistrati era uno "capace di andare a casa di Pelle a parlare con lui alla pari". E secondo quanto emerge dall'inchiesta non si rivolse solo alla famiglia di San Luca. Zappalà incontrò altri capi mafia, tra cui i vertici del potente clan dei Commisso di Siderno "che si erano impegnati con un altro candidato, ma che comunque promisero un pacchetto di voti anche a lui".

Il quadro che emerge dalle carte dell'inchiesta - che porta la firma del Procuratore Giuseppe Pignatone, degli Aggiunti Michele Prestipino e Nicola Gratteri, e dei Pm Maria Luisa Miranda e Giovanni Musarò - è impressionante. I clan, di fatto si muovevano all'unisono. Come un vero e proprio cartello elettorale. Sostenevano i propri candidato in maniera compatta puntando di volta in volta su quattro o cinque di essi in maniera da essere certi di farne eleggere certamente qualcuno. Lo stratega era proprio Pelle, che diceva ai suoi, "se noi siamo uniti, se tutte le famiglie sono compatte ne possiamo fare salire tre o quattro". Tra l'altro, con le regionali alle porte già pensavano alle provinciali che a Reggio si svolgeranno tra qualche mese: "Anche lì ne possiamo prendere tanti".

(21 dicembre 2010) © Riproduzione riservata

domenica 19 dicembre 2010

CARO "COMPAGNO" BONDI, CI SPIACE, MA LA CULTURA CON LEI NON FUNZIONA PIU'.

Caro compagno Bondi, ci spiace, ma la Cultura con lei non funziona più

La lettera di Matteo Orfini al Foglio in risposta a quella del ministro dei Beni culturali con cui chiedeva al Pd di ritirare la mozione di sfiducia

di Matteo Orfini, pubblicato il 17 dicembre 2010 , 683 letture

Gentile ministro, non risponderò alla prima parte della sua missiva, che considero più una riflessione autobiografica, ma mi consenta di suggerirle la ricerca di argomenti più convincenti per spiegare il suo passaggio dal Pci al berlusconismo.

L`esigenza di militare in un partito riformista e socialdemocratico non mi sembra il migliore. Vede ministro, noi abbiamo presentato una mozione di sfiducia come ultimo atto di un`opposizione che è
sempre stata dura, ma costruttiva. Me ne diede atto lei stesso sulle colonne di questo giornale. Ogni critica che le abbiamo rivolto è sempre stata accompagnata da proposte, ogni richiesta di maggiori risorse dall`indicazione delle copermture.

E' vero, lei si è lamentato dei tagli, ma tardivamente. Non le cito le decine di interviste e dichiarazioni
in cui spiegava che si doveva ridurre la spesa in cultura perché c`erano sprechi e spreconi. Il fus, gli istituti culturali, i trasferimenti ordinari al ministero: è il breve elenco di un catastrofico ridimensionamento
del suo ministero che lei ha prima avallato, poi provato senza successo a contrastare.

Metafora del disastro, è arrivato il crollo di Pompei, Un crollo diverso dagli altri perché causato dalla scelta di commissariare la soprintendenza e mandare un dirigente della protezione civile a dirigere il sito.

Incompetenza conclamata, anzi spesso rivendicata irresponsabilmente in nome del primato della managerialità, messa a dirigere le eccellenze del nostro paese.

Gli effetti sono stati lo spreco di risorse, procedure poco trasparenti e l`abbandono per un lungo anno delle necessarie opere di tutela in nome di una inelegante spettacolarizzazione del sito. Se oggi tutto crolla, non si può scaricare la colpa su Giove Pluvio. E al posto suo eviterei di chiamare riforma ii decreto sulle fondazioni lirico-sinfoniche che sta producendo lo stato di crisi dei nostri teatri, uno dopo l`altro, a cominciare da Genova e Cagliari. Ma tra tutte le sue responsabilità una è la più grave, specialmente
per un ministro che viene dalla storia della sinistra, Lei ha abbandonato, in piena crisi, i lavoratori della cultura. Sono seicentomila persone che producono più del due per cento del pil. E sono, quasi tutti, precari
privi anche di quelle forme minime di protezione sociale che tutelano lavoratori di altri settori.

Mentre i suoi colleghi li insolentivano - "vadano a lavorare" scandiva il ministro Brunetta - e i tagli li lasciavano privi di prospettive, lei non solo non ha trovato il tempo di fare nulla per loro, ma non ha mai nemmeno ritenuto di citare il problema.

Lavoratori del cinema colpiti dalla delocalizzazione, archeologi e storici dell`arte penalizzati dal non riconoscimento della loro professionalità, restauratori espulsi dal mercato dei lavoro, lavoratori della musica e dello spettacolo: sono una ricchezza del paese che il suo governo non ha saputo e voluto valorizzare.

Ministro, fuori dalle legittime esigenze di propaganda politica, sa anche lei che questa sfiducia è più che motivata, Ne prenda atto e si dimetta riconoscendo di non aver saputo far entrare la cultura tra le priorità del suo governo. Sarebbe un modo serio e dignitoso di dare una mano ad aprire una fase nuova.

Matteo Orfini, responsabile Cultura del Pd

giovedì 16 dicembre 2010

SCILIPOTI: collegamenti con la 'ndrangheta.

di Manuela Modica

 Comproprietario di un immobile, abusivo, - una palazzina di tre piani, per cui Rosa Carmela Cicero, moglie di Domenico Scilipoti, presenta istanza di sanatoria edilizia - assieme a parenti di capi della più forte ‘ndrangheta calabrese: “Personaggi che vantano rapporti di parentela con membri del clan ‘ndranghetista Selitano-Zavatieri”.

Questi sono i “Collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricoprirà nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di Assessore Comunale al Bilancio nella giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.

Questo si legge di Scilipoti, oggi uomo decisivo per il governo, nella relazione che porterà allo scioglimento del Comune di cui è consigliere, per infiltrazioni mafiose, ma che non vedrà conseguenze penali per l’ex Idv.

La Storia dello scioglimento. Il Comune è lo stesso di Adolfo Parmaliana, segretario cittadino Ds, morto suicida perché soffocato dal vuoto in cui viveva in territorio mafioso. E lo diceva e lo chiedeva a gran voce Parmaliana: “Terme Vigliatore ha un consiglio comunale oggetto di infiltrazioni mafiose”.

Il professore di chimica dell’Università di Messina, lo aveva denunciato ed era stato ascoltato. Così si formava una commissione prefettizia presieduta dal viceprefetto Antonino Contarino che avrebbe indagato sulle denunce di Parmaliana. In quel consiglio comunale si muoveva Mimmo Scilipoti, l’ex deputato dell’Idv, oggi arruolato da Berlusconi. Un canciabannera, si dice così dalle sue parti. Cambia bandiera, ovvero voltagabbana, dove le bandiere non sono poche e le parti sono le direttissime vicinanze di Barcellona Pozzo di Gotto: “la Corleone del XXI secolo”, così l’ha definita la commissione nazionale antimafia.

Le bandiere. Dal Fuan, dove nasce la sua attività politica al tempo degli studi di medicina, alla socialdemocrazia, bandiera che veste già medico, vicino a Dino Madauda. E poi l’Idv, timbro col quale entrerà in quel consiglio comunale indagato dalla commissione prefettizia. Fino ad oggi, esponente del neo Movimento per la responsabilità nazionale.

Il territorio. L’informativa Tsunami, ovvero l’informativa che ancora inquieta la magistratura barcellonese e messinese, al vaglio, per competenza, della Procura di Reggio Calabria. La stessa che arrivò sul tavolo di Francesco Pignatone dopo il suicidio di Parmaliana. Perché fu proprio Parmaliana, con quell’estremo j’accuse, a segnalare ancora l’insabbiamento di Tsunami. In quella si leggono i nomi dei “personaggi” - titolo del capitolo dell’informativa – interessati dalle indagine dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, allora capitanati da Domenico Cristaldi, autori di Tsunami.

Tra i nomi anche quello di Scilipoti, e così scrivono i carabinieri: “gli elementi a loro carico sono al vaglio della Commissione Prefettizia che, per avere fino a questo momento accertato una mole di irregolarità superiore a quella già enorme paventata in sede proposta, ha ottenuto ulteriori 50 giorni di tempo, per potere relazionare lo stato di sconquasso in cui versa il Comune di Terme Vigliatore”.

Sconquasso che porterà il 23 dicembre del 2005 allo scioglimento del consiglio di Terme per “ingerenze della criminalità organizzata”, con decreto firmato dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Due anni di commissariamento. Aveva gridato al successo Parmaliana, aveva scritto dei volantini: “Giustizia è stata fatta: la legalità ha vinto! Tanti dovrebbero scappare… se avessero dignità”. Domenico Munafò, allora Vicesindaco, lo aveva denunciato per diffamazione, per quel volantino. Alle elezioni successive, giugno 2008, Terme Vigliatore eleggeva 11 dei 15 componenti presenti nella vecchia amministrazione, quella sciolta da Ciampi. Alle Regionali, invece, Scilipoti inseriva – da segretario provinciale dell’Idv di Messina – nella lista di candidati Carmelo Munafò, cognato di Nunziato Siracusa, oggi in carcere per mafia, riconducibile alla cosca di Terme Vigliatore, costola dell’organizzazione mafiosa di Barcellona pozzo di Gotto.

Parmaliana, invece, nell’estate del 2008 sarebbe stato rinviato a giudizio. E il 2 ottobre successivo, si sarebbe tolto la vita

martedì 14 dicembre 2010

BERLUSCONI OTTIENE LA FIDUCIA PER TRE VOTI.

Bersani: «Irresponsabili, è una vittoria di Pirro»


''E' una vittoria di Pirro. Siamo al governo Scilipoti-Razzi. Evidentemente si e' verificata una vicenda totalmente scandalosa di compravendita di voti, che consegna al Paese un governo piu' debole e un'opposizione piu' ampia''. Cosi' il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, attacca l'esito del voto di fiducia al termine del vertice del Partito democratico.

L'intervento in Aula

''Siamo davanti ad un voto incerto, la conta e' mobile, certe botteghe non chiudono mai, sono aperte h 24 anche in questi minuti''. Cosi' il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha aperto il suo intervento alla camera per la sfiducia al governo Berlusconi, denunciando in Aula il ''calciomercato'' di voti in vista della chiama.

''Noi siamo tranquillissimi perche' comunque vada oggi per voi sara' una sconfitta, sara' una vittoria di Pirro. Lei, presidente non e' piu' in grado di governare e con un voto in piu' insegue l'instabilita' pilotata per guidare la macchina verso le elezioni''. ''Voi vi siete autoribaltati - ha attaccato il leader Pd - e noi non vogliamo che si ribalti il paese''. Bersani, alludendo all'apertura ai moderati da parte del premier Silvio Berlusconi, parla di ''curioso dibattito: c'e' un sacco di moderati in giro e c'e' un sacco di urla. Io non so piu' cosa voglia dire questa parola: moderato per me e' chi riesce a tirare la carretta con mille euro al mese e non quelli che portano i soldi all'estero e che voi condonate, o quelli che coi trattori difendono i truffatori delle quote latte. La povera gente e' moderata in questo paese, quella gente che porta pazienza oltre il segno''. Tutti i deputati del Pd battono le mani con calore, in piedi, al segretario del partito Pierluigi Bersani che ha appena concluso il suo intervento. Applausi, pero', gli sono stati rivolti anche dal finiano Fabio Granata e dai parlamentari dell'Udc. ''Ai colleghi incerti voglio dire: non diamo troppo tempo al tramonto, pensiamo al paese che e' stanco e vuole cambiare''. ''Questa giornata - afferma Bersani - passera' ma noi non possiamo vedere i bagliori di un tramonto non solo del governo ma, temiamo, di un paese''. ''Noi oggi votiamo compatti la sfiducia e siamo tranquillissimi perche' comunque per voi e' una sconfitta. Il giorno dopo, ma proprio il giorno dopo sarebbe daccapo con la testa sott'acqua. Lei sa che non e' piu' in grado di garantire stabilita' di governo, fa fare un altro giro cosi' su questa vecchia giostra al paese. E' da irresponsabili''.

ALEMANNO, BOOM DI ASSUNZIONI IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE.


di Mariagrazia Gerina 

C’è un tempo per ogni cosa. E anche nella cosiddetta Parentopoli Atac i tempi hanno una loro importanza. Termine riduttivo «Parentopoli», come indicare la parte per il tutto. Ciò che resta al netto di mogli, figli, generi e cubiste, è il grosso delle 854 assunzioni su cui indaga la magistratura, tutto ancora da raccontare. Negli uffici di via Prenestina e di via Ostiense se la ricordano ancora quella carica di segretarie e colletti bianchi: «Improvvisamente nelle stanze non c’era più nemmeno spazio per le scrivanie».

Una valanga di assunzioni che si concentra in un periodo preciso. Tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010. Proprio prima delle elezioni regionali. «Si tratta di assunzioni pre-elettorali, clientelismo finalizzato al voto», denuncia Umberto Marroni, capogruppo del Pd capitolino, che ha chiesto di convocare un consiglio straordinario sulla gestione delle aziende comunali. Di certo, per chi bisognava votare in Atac, nelle burrascose settimane di campagna elettorale, non era un mistero.

La nuova “razza padrona” che aveva fatto traboccare le stanze si preoccupò di attaccare i manifesti anche accanto alla macchinetta del caffé, nel piano nobile, quello dell’ufficio personale. «Vota Di Paolo, la forza dell’identità». Pietro Di Paolantonio detto Di Paolo, era il candidato prediletto del sindaco Alemanno, nonché marito della sottosegretaria Saltamartini. Il partito di Berlusconi restò fuori e i voti della “corrente” transitarono su Mario Brozzi, ex medico della Roma calcio, candidato nella lista Polverini.

Un video su Youtube - ne dava ieri notizia il Corriere della Sera - mostra il figlio dell’ex ad di Atac (anche lui una moglie piazzata nell’azienda trasporti) che stringe la mano al candidato, assicurandogli 1700 voti raccolti a Guidonia. Feudo, appunto, di Bertucci, padre e figlio, consigliere del Pdl. E territorio di origine di molti dei neo-assunti in epoca pre-elettorale. Non che nelle altre aziende sia andata diversamente. «In Ama fecero i pullman con i dipendenti per partecipare alla manifestazioni elettorali», raccontano nell’altra azienda capitolina, finita sotto inchiesta. Ma la Parentopoli non si arresta alle aziende più grandi del Gruppo Capitolino.

UN VOLTO PER LA TV Anche dalla più piccola Risorse per Roma, quella che cura i progetti urbanistici cari al sindaco, compresa la Formula Uno all’Eur, spuntano alcune vicende interessanti. I numeri delle assunzioni qui sono decisamente più bassi. Ma tra i nuovi assunti spunta anche un nome transitato per il piccolo schermo. Si tratta di Stefania La Fauci, già cantante, consacrata dalla partecipazione al festival di Sanremo, nonché presentatrice Rai. Cosa ci fa tra i dipendenti di Risorse per Roma è un mistero. «Nessuno però l’ha mai incrociata», mormorano in azienda.

Le nuove assunzioni sono in tutte una cinquantina. E tutte concentrate dopo l’arrivo dei nuovi vertici decisi da Alemanno. Maurizio Bonifati, l’ad: viene bruscamente sostituito quest’anno. Il presidente, Domenico Kappler, ex senatore di An (pezzo grosso di Nettuno, politicamente bruciato dalla “tangentopoli” locale esplosa nel 2005): porta con sé la segretaria, Alessandra Zecchino. Anche lei: «Dopo qualche settimana, non si è più vista». Infine, il vicepresidente Alfredo Tirrò, che, come Bertucci originario di Guidonia, si distingue per attivismo.

Tanto da far assumere se stesso e diventare anche responsabile del Personale. È lui nell’aprile del 2009 a promuovere nella sala riunioni l’aperitivo aziendale con la candidata: Roberta Angelilli, eletta al Parlamento europeo. Ma negli annali resterà la visita di Gheddafi in Campidoglio, nel giugno di 2009. Con tanto di pullman carico di dipendenti RpR gentilmente «messo a disposizione dall’azienda». 14 dicembre 2010

domenica 12 dicembre 2010

GIANNI ALEMANNO (sindaco di Roma) E' SOTTO ACCUSA PER LE ASSUNZIONI NELLE MUNICIPALIZZATE.

CASO


E dieci anni fa la lobby Alemanno
riempì di parenti e amici l'Agricoltura.

Decine di fedelissimi sistemati al ministero e all'Unire. Già allora l'uomo chiave era Panzironi, attuale ad dell'Ama. L'ex naziskin Vattani, oggi in Campidoglio, era segretario dell'allora ministro.

di CORRADO ZUNINO

Gianni Alemanno è sotto accusa per le assunzioni nelle municipalizzate

ROMA - Il metodo Alemanno trova la sua prima applicazione, e via via il suo cemento, tra il 2001 e il 2006: parenti e camerati assunti al ministero delle Politiche agricole e forestali. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, oggi 53 anni, l'11 giugno 2001 fu nominato ministro del Berlusconi II. E da lì, dal Mipaf, con passo militare e mano ferma, spazzò in poche settimane le gerarchie consolidate, allontanò i dipendenti patrocinati da nemici e portò negli uffici di via XX Settembre, nel potente braccio operativo dell'Unire (l'ente di gestione dell'ippica) e nella struttura del Corpo forestale i suoi uomini. A decine. Segretari generali e magazzinieri, vigilantes e giornaliste.

Tanti impiegati, avviati in uffici amministrativi. Gianni Alemanno con i suoi boiardi di riferimento - Giuseppe Ambrosio al ministero e Franco Panzironi all'Unire (oggi è l'ad dell'Ama, municipalizzata controllata dal Comune di Roma) - per cinque anni mise in atto uno "spoil system" strutturale a favore di compagni di partito e loro familiari. Trentaquattro giorni dopo l'insediamento il ministro Alemanno nominò commissario del collassato Unire Riccardo Andriani, compagno di militanza nel Fronte della gioventù, corrente rautiana. Nel giro di quindici mesi scelse come segretario generale Franco Panzironi, manager di aziende interinali che avrebbe spalancato il mondo dell'ippica alle agenzie di collocamento a lui vicine: si entrava a chiamata diretta.

Le consulenze esterne costeranno all'Unire un milione e mezzo di euro, il segretario subirà un processo da cui uscirà assolto. Abbiamo visto come Panzironi - segretario generale, tra l'altro, della fondazione di Alemanno "Nuova Italia" - si sia portato nella municipalizzata dell'Ambiente quattro dipendenti Unire tra cui Laura Rebiscini, conduttrice di non memorabili trasmissioni per Unire Tv. L'ente ippico sotto Alemanno-Panzironi prese in affitto un palazzo Bnl con uffici larghi come piazze e offrì un lauto contratto a Bruno Vespa, poi contestato dalla Corte dei Conti.

A due alemanniani in quegli anni vennero consegnati gli uffici del calendario e della Corsa Tris, le due "casse" dell'ente. Il probiviro di An Ranieri Mamalchi, oggi responsabile degli affari istituzionali Acea (altra municipalizzata del Comune sotto inchiesta), a inizio Duemila fu chiamato dall'Alemanno ministro a fare il capo di gabinetto. A sua volta, Mamalchi impose all'Unire un ufficio stampa di fiducia a 100 mila euro l'anno e, in tempi recenti, ha sistemato il figlio Edoardo all'Ama di Panzironi. Negli ultimi due anni sono passati dall'ippica al Comune di Roma Marco Mugavero e Raffaele Marra, lui destinato alla direzione delle politiche abitative. E l'ex naziskin Mario Andrea Vattani, che in Campidoglio si occupa a 122 mila euro l'anno delle relazioni internazionali, già curava la segreteria particolare di Alemanno al Mipaf.

Sotto l'egida di Antonio Buonfiglio, sottosegretario alle Politiche agricole nel Berlusconi IV, è nato Unirelab, il laboratorio antidoping dell'ippica, un inno al clientelismo di destra e allo spreco: offre il minor numero di analisi in Europa al prezzo più caro. Il direttore generale è un sodale del primo Alemanno, quello di piazza: Paolo De Iuliis. I Nas di Milano lo hanno indagato per la qualità dei test sui cavalli. Responsabile del personale è Silvia Saltamartini, sorella del deputato Pdl Barbara, stretta collaboratrice del sindaco. In questo laboratorio specialistico è arrivato da Espn Sudamerica un improbabile giornalista sportivo argentino, parente di De Iuliis: gli hanno fatto fare un corso di anatomia negli Stati Uniti, oggi è in causa per una vicenda di rimborsi spese.

Nella greppia di Unirelab sono planati figli di amiche di Panzironi, parenti della Saltamartini, fidanzate di assessori comunali. Nel 2003 hanno aperto una seconda sede a Pomezia: è in cronico deficit, ma è l'ideale bacino di raccolta delle clientele romane. E nella sede di Settimo Milanese la ristrutturazione di una villa per allargare i laboratori si è trasformata nella consegna di tre dépendance personali ai capi.
(12 dicembre 2010) © Riproduzione riservata.

giovedì 9 dicembre 2010

COMPRAVENDITA DI DEPUTATI: SCANDALO O REATO?

"Berlusconi, ha generato fallimento e instabilità. Il problema di tutto è quella instabilità non ricada sul Paese"

Pier Luigi Bersani ha criticato con durezza le voci di compravendita di deputati in vista del voto di sfiducia, martedì prossimo. "Leggo i giornali e mi sorge spontanea una domanda: se ci si rivolge a parlamentari facendo opera di convinzione non solo sotto il profilo politico e culturale, ma anche a quello materiale siamo di fronte a uno scandalo o a un reato di corruzione?", ha dichiarato il segretario del Pd nel corso di una conferenza stampa a Roma sul federalismo fiscale.

"Questo lo vorrei chiedere ai commentatori e agli esperti, ho sentito voci che mi auguro infondato e che mi preoccupano per la salute della democrazia. C'è un'aria che suscita qualche inquietudine". Dunque, ha aggiunto, "vorrei che ci si occupasse di questa cosa".

Pier Luigi Bersani ha respinto le accuse rivolte dalla maggioranza a chi vorrebbe provocare instabilità
e un ribaltone formando un governo di transizione. “Gli argomenti della stabilità e del ribaltone sono al solito un ribaltamento della realtà. Ha fatto tutto lui", ha aggiunto parlando del premier, Silvio Berlusconi, "ha generato fallimento e instabilità". Ora, ha aggiunto, "il problema di tutto è quella instabilità non ricada sul Paese".

Quanto allo sbocco della crisi, Bersani non ha azzardato previsioni: "Come dice il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, le prospettive non sono chiare e credo che lui sia persona informata sui fatti...".

sabato 4 dicembre 2010

A ROMA GIORNO 11 DICEMBRE CON IL PARTITO DEMOCRATICO.