giovedì 30 settembre 2010

IL PREZZO DEI "VALORI" SECONDO STAINO.

lunedì 20 settembre 2010

OPPORTUNITA' LAVORATIVA:AVVISO PUBBLICO PROGETTI SPERIMENTALI PER L'INCLUSIONE SOCIALE DI SOGGETTI IN CONDIZIONI DI SVANTAGGIO. "il lavoro che include".

AVVISO PUBBLICO PROGETTI SPERIMENTALI PER L'INCLUSIONE SOCIALE DI SOGGETTI IN CONDIZIONI DI SVANTAGGIO. "IL LAVORO CHE INCLUDE" .

Trovate il bando sul sito del comune di Palagonia.

venerdì 17 settembre 2010

AVVISO PER GIOVANI DISOCCUPATI:IKEA APRE A CATANIA E RECLUTA 240 ADDETTI.

IKEA aprirà a marzo del 2011, a Catania, il primo punto vendita del marchio svedese.

La previsione OCCUPAZIONALE  è di 240 addetti.

DA LUNEDI I CANDIDATI POTRANNO INVIARE, VIA INTERNET, I CURRICULA ATTRAVERSO IL SITO www.ikea.com.

LAVORO IN SICILIA: SOTTO A CHI TOCCA.

16 settembre 2010


Sai leccare un francobollo? Sei assunto

Regolarizzazione mascherata per 4.500 precari della Regione siciliana, ma è una prova pubblica. Quesiti ridicoli e porte chiuse ai disoccupati

Sono tempi duri, non basta una laurea a Oxford nemmeno per ottenere l’impiego meno qualificato. Così leggendo l’elenco delle prove pratiche dell’ultimo concorso della Regione Siciliana si apre il cuore. Prima prova: “Fare fotocopie, ove possibile fronte retro”. Seconda: “Apporre data su un documento utilizzando un datario”. Terza: “Predisporre una busta, mettere indirizzo e timbro dell’ufficio mittente”. A questo punto l’esausto candidato può affrontare il quarto cimento: “Mandare un fax”. Quindi il finale: “Movimentazione documenti (per esempio aprire un faldone, estrarre un singolo fascicolo e richiudere il faldone con gli appositi nastri)”. Possibile? Sì, leggendo il documento (provvisorio) concordato da Regione e sindacati. Insomma, l’esatto contrario dei test che sembrano fatti apposta per bocciare migliaia di candidati.



Le prove infatti – come ammettono nei corridoi della Regione – sono state studiate con l’intento opposto: “Promuovere tutti”. Qui, però, non si tratta di una manciata di candidati, ma di 4.500 persone (tanti sono i precari della Regione Siciliana), un quarto degli attuali 16 mila dipendenti, come ricorda il giornalista Giacomo Di Girolamo sul sito www.marsala.it. Ma attenzione a gridare subito allo scandalo, la questione è più complessa, non tutto è bianco o nero: “Finalmente riusciremo a far assumere i precari che da decenni lavorano per la Regione”, spiega Michele Palazzotto, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica per la Sicilia. E racconta: “C’è gente che dal 1986 va avanti con contratti a tempo determinato, che non ha diritti.



C’è in ballo il mantenimento di migliaia di famiglie”. Una vertenza senza fine, che era stata sottoposta anche al ministro Giulio Tremonti, il quale, però, aveva storto il naso. Così la Regione, che gode di statuto speciale e non ha dovuto chiudere i rubinetti delle assunzioni come altri enti locali, ha deciso di fare da sé e di assumere in blocco i precari. Partiti d’accordo. Sindacati entusiasti. “Gli stipendi resteranno gli stessi, non ci sarà alcun aggravio per le nostre casse.



Semplicemente i contratti a tempo determinato diventeranno a tempo indeterminato”, assicurano in Regione. Ma quelle prove di esame? “Sono facilissime, ma si parla di qualifiche basse”. Così ecco le “prove pratiche per la stabilizzazione”. Le più impegnative sono per i dipendenti della categoria “B”, anche se nemmeno queste paiono proibitive: “Fare un fax, protocollare mediante protocollo cartaceo o informatico una lettera in entrata o in uscita”. Poi archiviazione di documenti, prova di videoscrittura o “predisposizione di lettera raccomandata”.



Maria, una dei 4.500 precari, esulta: “Sono entrata in Regione ventiquattro anni fa. Da allora è stato un susseguirsi interminabile di contratti e proroghe, l’ultima, di cinque anni, nel 2005. Provate voi a vivere così”. Tutti d’accordo? Non proprio. Perché il concorso è aperto soltanto ai precari. Insomma, chi, soprattutto i giovani, sperava di trovare un posto in Regione dovrà ribussare tra qualche anno. Forse decenni. Una – sudata – conquista per i precari, una condanna per chi resta escluso, visto che in Sicilia la disoccupazione vola al 13,9 per cento (38,5 per i giovani). A livello ufficiale, ovviamente, nessuno osa criticare l’intesa. Ma più di uno, tra associazioni di disoccupati e sindacalisti, storce il naso. Il motivo è semplice: “La legge è chiara: gli enti pubblici devono assumere con un concorso aperto a tutti. Così invece si assumono in un sol colpo migliaia di persone senza selezione”, osserva un sindacalista che vuole restare anonimo.



No, non si punta il dito contro i precari, ma contro il solito sistema di assunzioni all’italiana: “La Regione Siciliana adesso avrà 20 mila dipendenti e 12 mila pensionati, un record mondiale”. Ma il problema è anche un altro: “Purtroppo in una terra come la nostra anche un posto da precario vale un tesoro. Soprattutto perché si ottiene senza concorso. E sappiamo tutti come finisce: spesso entra chi può contare su una spintarella. Poi, quando sono stati assunti tutti, scattano le promozioni a tappeto per i raccomandati”. Ancora: “Tra quei 4.500 precari ci sono molte persone in gamba, ma continuando con le assunzioni di massa, senza selezione, ci troveremo con migliaia di dipendenti che non servono e magari non sono nemmeno qualificati o meritevoli. Un guaio anche per l’efficienza dell’amministrazione”.



Attilio, disoccupato con laurea e famiglia, non ci sta: “In un Paese normale la salvezza sono i concorsi dove vince il più bravo. Invece, finisce sempre così: sanatorie, concorsi farsa. Io ho 42 anni e due figli. Non voglio prendermela con i precari, sarebbe una guerra tra poveri, ma ditemi voi perché non posso partecipare al concorso. Il risultato è sempre lo stesso: chi non ha santi in paradiso resta a spasso”.



da il Fatto Quotidiano del 16 settembre

mercoledì 15 settembre 2010

POMODORI TUNISINI VENDUTI PER SICILIANI: TRE DENUNCE.

vittoria. In un anno smerciate in Italia 22 tonnellate «taroccate»: imprenditori nei guai per frode e contraffazione di prodotto agroalimentare


Mercoledì 15 Settembre 2010 Michele Barbagallo

Vittoria.Più di 22 tonnellate di pomodori provenienti dalla Tunisia sono stati venduti e spacciati per pomodorini siciliani nel 2009. I pomodori sono finiti a ditte di tutta Italia, anche della grande distribuzione, e a ditte estere. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Ragusa all'interno di un'attività di indagine più complessa scaturita in prima battuta da controlli di polizia valutaria, per approfondire un flusso sospetto di denaro contante, veicolato attraverso il circuito dei "money transfer", da persone fisiche residenti a Vittoria ad altre residenti invece in Tunisia, apparentemente senza alcuna sottostante motivazione economica. I finanzieri hanno accertato che tali persone fisiche, non avendo alcun titolo ad effettuare operazioni economiche, risultavano però essere dipendenti di una ditta operante a Vittoria nel settore agroalimentare e quindi effettuavano tali cospicue transazioni in nome e per conto dell'azienda per cui lavoravano.

Questi flussi di denaro verso la Tunisia, al di fuori degli ordinari canali utilizzati per operazioni commerciali ordinarie, ha determinato un approfondimento maggiore dei controlli nei confronti di due ditte vittoriesi. A insospettire i finanzieri, inoltre, sono stati i numerosi e ingiustificabili passaggi che doveva affrontare il prodotto importato dalla Tunisia, prima di giungere al consumatore finale. Le indagini sulla tracciabilità del prodotto hanno scoperto che ad un certo punto, l'origine dello stesso variava misteriosamente. Una prima ditta vittoriese (con solidi rapporti commerciali con la Tunisia, dato che il suo rappresentante legale è anche socio di un'azienda con sede in quel Paese) importava il prodotto e lo rivendeva regolarmente a un'altra ditta, sempre vittoriese. Nella strana operazione commerciale anche la circostanza che le due imprese avessero la propria sede una di fronte all'altra e che i rispettivi rappresentanti legali fossero legati da vincoli di parentela. La seconda ditta operava materialmente la truffa, in alcuni casi emettendo fattura nei confronti delle ignare imprese acquirenti con dicitura "merce di origine Italia (Sicilia)". Sulla copia delle fatture custodite presso l'impresa cedente i finanzieri hanno riscontrato però una sospetta aggiunta a penna con la dicitura "origine Tunisia". Integrazione che non trovava riscontro nei controlli effettuati presso le imprese cessionarie, che venivano così truffate. A nulla serviva poi l'indicazione corretta dell'origine tunisina dei prodotti inserita nella fatture emesse dalla ditta vittoriese successivamente, quando ormai tutti i prodotti erano già stati rivenduti ad altri clienti.

Tre persone, di cui due di Vittoria e uno di Scicli, tutti rappresentanti di altrettante imprese nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli sono state dunque denunciate per frode nell'esercizio del commercio e contraffazione di indicazioni geografiche dei prodotti agroalimentari. L'indagine è coordinata dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia.

Varie le reazioni. Confoconsumatori - con il presidente regionale Carmelo Calì e Samantha Nicosia responsabile provinciale di Ragusa - si costituirà parte civile. «Quello dell'agropirateria è ormai un pericoloso business da 60 miliardi di euro l'anno in Italia - spiega il colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della Guardia di Finanza - A tanto, infatti, ammonta il volume d'affari dell'agropirateria internazionale nei confronti dell'agroalimentare "made in Italy", il più clonato nel mondo".

Fonte "La Sicilia" del 15 settembre 2010

martedì 14 settembre 2010

LA SCUOLA PER IL MINISTRO GELMINI E LA DESTRA.

venerdì 10 settembre 2010

ADDIO AD ANGELO VASSALLO SINDACO PESCATORE "EROE DEL CILENTO" .



nella foto ANGELO VASSALLO.



I giovani di Acciaroli indossavano una maglietta bianca con una scritta blu, il colore simbolo del loro paese. La comunità del Cilento ha reagito con una partecipazione straordinaria ai funerali di Angelo Vassallo, il sindaco trucidato domenica notte mentre stava rientrando a casa. Fin dalle prime ore del mattino migliaia di persone si sono riversate sul porto. Sono arrivati diversi pullman da Napoli, Roma e altri luoghi del Paese. Il maltempo non ha fermato semplici cittadini, amministratori, uomini e donne delle forze dell’ordine, politici. Per il Governo erano presenti il ministro dell’ambiente Prestigiacomo e il sottosegretario Mantovano. Insieme a loro anche il presidente dell’Anci Chiamparino, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola e Pierferdinando Casini, oltre a numerosi amministratori locali.



Alle dieci e mezzo precise il suono delle sirene e un lungo applauso. La bara di Angelo Vassallo ha lasciato per l’ultima volta la chiesa e portato a spalle ha raggiunto il palco montato per la cerimonia funebre. Dietro di lui la moglie Angelina, i figli, i fratelli e tutta la comunità di Acciaroli.



Tanti striscioni e una gigantografia montata sulla torre del porto. Un Angelo Vassallo sorridente sugli scogli del suo mare e con in mare un bicchiere di acqua cristallina. «Cristallina come lui, come la sua azione. Lui non era un sindaco, ma il sindaco». Stefano Pisani, vicesindaco di Pollica ha salutato Angelo, e con una forte commozione ha pronunciato parole chiare per i suoi concittadini e per i politici presenti. «Noi andiamo avanti, abbiamo bisogno che quello che lui aveva iniziato vada avanti. Le istituzioni però ci devono stare vicino e lui sarà per sempre la nostra guida».



Il vescovo di Vallo della Lucania ha celebrato la messa e nella sua omelia è stato duro con gli assassini. «Era un uomo onesto e appassionato della sua terra. Sono delle bestie. Le loro mani sono state armate da gente che non rispetta e non ama questa terra.Tutto questo per il denaro e il profitto. Conseguenza del materialismo che ci soffoca e stritola. Per me è questa la causa dell'arroganza e della violenza. Questa sete spregiudicata di guadagno è asfissiante per la convivenza umana».

Poi l’ultimo corteo lungo le viette della sua Acciaroli e la salita a Pollica dove riposerà per sempre.



Marco Giovannelli