lunedì 31 maggio 2010

CRISI ECONOMICA MA NON PER TUTTI.


mercoledì 26 maggio 2010

PROPOSTA:ARRESTATE I FALSI INVALIDI E CHI GLI HA DATO LA PENSIONE (politici compresi).

UN GOVERNO DI PAROLE (false).

lunedì 24 maggio 2010

MANOVRE DI GOVERNO

sabato 22 maggio 2010

LETTERA DAL CARCERE di ANTONIO GRAMSCI ALLA MADRE.


NON HO MAI VOLUTO MUTARE LE MIE OPINIONI, PER LE QUALI SAREI DISPOSTO A DARE LA VITA E NON SOLO A STARE IN PRIGIONE (....) VORREI CONSOLARTI DI QUESTO DISPIACERE CHE TI HO DATO: MA NON POTEVO FARE DIVERSAMENTE.


(Antonio Gramsci, lettera alla madre, 10 maggio 1928).

venerdì 21 maggio 2010

TUTTI "INSIEME" SONO CASI ISOLATI. IL PARTITO E' "SANO".


La vignetta di Gianni Carino.

GLI USA PREOCCUPATI PER IL DECRETO CHE LIMITA LE INTERCETTAZIONI IN ITALIA.



La Casa Bianca
Washington, 21-05-2010

"Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l'ottimo lavoro svolto finora: le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini" nella lotta alla mafia.Lo ha detto in una conferenza stampa all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma il sottosegretario al Dipartimento di Giustizia degli Usa con delega alla criminalita' organizzata internazionale Lanny A. Brauer.

"La legislazione italiana finora e' stata molto efficace. Non vorremmo che accadesse qualcosa che impedisca" l'ottimo lavoro della magistratura italiana, ha spiegato Brauer, evidenziando "l'eccellente collaborazione" tra Italia e Stati Uniti nella lotta alla criminalita' organizzata."L'Italia ha fatto dei grandi progressi nelle indagini e nel perseguimento dei gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini", ha sottolineato il sottosegretario, precisando di "essere consapevole che possiamo e dobbiamo fare di piu"'.
FONTE RAINEWS 24.it

giovedì 20 maggio 2010

LA COSTITUZIONE CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO.



Art. 21. della COSTITUZIONE ITALIANA


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'Autorità giudiziaria.
Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

mercoledì 19 maggio 2010

ECCO COME BERLUSCONI SFRUTTA IL PIANO CASA.



Il buon esempio

Chi è al potere deve dare l’esempio ai cittadini. Silvio Berlusconi lo sa bene, e bene ha dunque pensato di essere tra i primi a sfruttare le opportunità del tanto atteso “piano casa” del governo.
Tra le 22 richieste pervenute finora in Sardegna c’è anche quella del presidente del Consiglio, che chiede di ampliare la volumetria di Villa Certosa con alcuni bungalow abitabili.
I conflitti di interesse del premier sono talmente macroscopici che a confronto un paio di bungalow dovrebbero far ridere.

E invece sono proprio i piccoli conflitti, le micro-azioni diffuse a rendere al meglio l’idea di un potere senza limite e pudore.
Al Cavaliere verrebbe da chiedere, semplicemente, se non fosse il caso per una volta di soprassedere, se insomma fosse proprio necessario, se eccezionalmente non si potesse fare uno strappo alla triste regola del pastone dei ruoli.
A meno che, vista l’aria che tira, Berlusconi non voglia sorprendere tutti e rivelare che la richiesta è stata fatta da altri, naturalmente a sua insaputa.

lunedì 17 maggio 2010

L'EX MINISTRO SCAJOLA NON CONDIVIDE LA DICHIARAZIONE DELLA MOGLIE.



Scajola: "Non è vero che non vado dai pm per non creare problemi ai veri colpevoli"
Nota dell'ex ministro sull'intervista alla moglie pubblicata da Repubblica: "Prego la stampa di non cercare di ottenere dichiarazioni dai miei familiari".

ROMA - "In relazione all'articolo apparso oggi su La Repubblica 1 e riportante un'intervista asseritamente resa da mia moglie, preciso di non condividerne il contenuto. In particolare, non è assolutamente conforme al vero la circostanza che io abbia deciso di non presentarmi dinanzi ai Pubblici Ministeri di Perugia per non 'creare problemi ai veri colpevoli' o a 'persone molto più coinvolte di me'".




Lo afferma in una nota l'ex ministro Claudio Scajola precisando inoltre che "le uniche persone titolate a rilasciare dichiarazioni in merito alla nota vicenda siamo io e il mio legale, avvocato Giorgio Perroni". "Prego, pertanto, la stampa - conclude - di non cercare di ottenere dichiarazioni dai miei familiari, i quali stanno vivendo un momento di comprensibile difficoltà di cui si deve avere rispetto".




Nell'intervista Maria Teresa Verda affermava: "Se mio marito non parla ancora è per non creare problemi a persone più coinvolte di lui in questa vicenda. Abbiamo bisogno di capire. Con calma.




Tutte queste presunte fughe di notizie sui giornali non fanno che aumentare la confusione". "Mio marito ha seguito i consigli del suo avvocato", aggiungeva la moglie dell'ex ministro che non ha voluto testimoniare davanti ai magistrati di Perugia impegnati nelle indagini sugli appalti per i "grandi eventi".
La Repubblica.it (17 maggio 2010) © Riproduzione riservata

sabato 15 maggio 2010

SI DIMETTE SONIA RACITI. DANIELA CUNSOLO NOMINATA VICESINDACO.

I movimenti "tellurici" non finiscono mai al Comune di Palagonia.

nella foto l'Ass. Cunsolo




Dura meno di tre mesi, dal 24 febbraio 2010, l'esperienza amministrativa dell'assessore alle "Attività Sociali e Sanitarie" Sonia Raciti.


In poche righe le motivazioni delle dimissioni: "Personalissime valutazioni anche di ordine politico amministrativo".



La Dottoressa Raciti era stata indicata, e fortissimamente voluta, dai vertici locali del partito di Cuffaro e Fagone ma, sembra, osteggiata dai Consiglieri comunali dell'UDC.



Fatto curioso decidere di lasciare l'incarico subito dopo la tempesta, per adesso solo giornalistica, che investirebbe il Sindaco in carica ed il Deputato regionale locale!


Infatti, la strana dichiarazione fatta da Calanducci rispetto al Deputato Fagone - "... escludo di aver intrattenuto rapporti lunghi con l'On. Fagone. I contatti si sono interrotti con l'uscita dell'UDC dalla maggioranza, dopo alcuni mesi di governo municipale" - fa pensare ad un nuovo abbandono della maggioranza da parte dell'UDC.


Il Fagone ed il Consigliere Provinciale di sua fiducia potrebbero non aver gradito..., anche perché il Sindaco Calanducci ha dimenticato di dire al giornalista, nella sua dichiarazione, che la spaccatura era stata risanata e che l'UDC da quasi tre mesi è tornato in giunta (e quindi nella maggioranza) con l'Assessore Architetto Cucuzza e la Dottoressa Raciti.


Il sindaco Calanducci, prima di prendersi qualche giorno di ferie, ha nominato sua vice l'Assessore Cunsolo.


La neo vice-Sindaco ha ringraziato il primo cittadino ed ha dichiarato che porterà avanti, nonostante il pesante clima politico cittadino, il programma votato dagli elettori.


Non è chiaro se si riferisse al programma elettorale di Calanducci o a quello del Sipala con il quale collaborava (contro Calanducci) nell'ultima tornata amministrativa.


RIMANIAMO SEMPRE CONVINTI CHE BISOGNA RIDARE VOCE AGLI ELETTORI PALAGONESI.

venerdì 14 maggio 2010

ULTIM'ORA: SI SAREBBE DIMESSO ASSESSORE DA POCO NOMINATO.

Assessore del comune di Palagonia, da poco nominato, avrebbe rassegnato le dimissioni.



ULTERIORE GIRO DI "VALZER POLITICO" PER I CITTADINI PALAGONESI.

IL SINDACO: " NESSUN RAPPORTO CON LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA".


PALAGONIA, L'INCHIESTA SUI RAPPORTI TRA MAFIA E POLITICA.


"Le mie attività politiche non sono state contigue alla mafia. Anche la mia storia professionale, nei lunghi anni di militanza nell'avvocatura, non è mai stata legata alla criminalità organizzata. Sono disponibile a qualsiasi confronto nelle sedi competenti: le accuse, secondo indiscrezioni e teoremi dei giornali, sono inaccettabili ".


Il sindaco di Palagonia, Calanducci, respinge la tesi sul presunto concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria in cui sarebbero coinvolti, oltre al presidente della regione Lombardo, deputati regionali e amministratori locali.


Il primo cittadino ha pure escluso di aver intrattenuto " rapporti lunghi con l'on. Fausto Fagone. I contatti si sono interrotti, con l'uscita dell'Udc dalla maggioranza, dopo alcuni mesi di governo municipale. Sono sceso in campo, inoltre, prima della rinuncia alla sindacatura di Fagone. Con il governatore Lombardo, invece, sono prevalsi solo feeling di natura politica, non collusioni in ambienti mafiosi".


In merito al blocco delle assunzioni di personale al comune e ai ripetuti atti intimidatori, che hanno colpito amministratori, professionisti e politici, Calanducci ha aggiunto: " Le pressioni sussistono, sono innegabili. Secondo alcuni ipotesi, i danneggiamenti sarebbero conseguenti alla rottura di accordi e schemi. Posso assicurare di non aver infranto alcun compromesso oscuro. Sull'assunzione dei vigili urbani dovranno essere valutate alcune condizioni".


Stralcio art. "La Sicilia" del 14 maggio 2010 a firma di Lucio Gambera.

mercoledì 12 maggio 2010

ECCO COME I DURI E PURI DEL NORD AMMINISTRANO I LORO TERRITORI.


BERGAMO
Truffa all'Unione europea, 14 anni a ex assessore provinciale di Forza Italia.
Bellavita condannato anche a un maxi risarcimento da sei milioni e mezzo di euro.Dodici anni, invece, per la sorella Stefania: il pm aveva chiesto pene meno severe .


Gianpaolo Bellavita, ex assessore al Bilancio della Provincia di Bergamo è stato condannato dal Tribunale di Bergamo a 14 anni di carcere e a un maxi risarcimento di sei milioni e mezzo di euro, al termine del processo in cui era imputato per truffa all'Ue, fatturazioni false, falso e altri reati insieme con la sorella Stefania, che è stata condannata a 12 anni.




L'inchiesta ebbe inizio nel 2003. Gianpaolo e Stefania Bellavita finirono sotto inchiesta assieme ad altre persone, le cui posizioni sono state stralciate. Secondo l'accusa i due fratelli avrebbero intascato parte dei soldi che l'Ue aveva destinato a un'azienda di detergenti con sede in provincia di Siracusa per l'acquisto di macchinari.




In pratica, Bellavita (che all'epoca dei fatti era in quota a Forza Italia) avrebbe sfruttato la possibilità di accedere ai cosiddetti "finanziamenti per le aree depresse": invece di comprare macchinari nuovi, ne avrebbe acquistati di obsoleti, magari da aste fallimentari, a costi decisamente più contenuti.




I fratelli Bellavita avrebbero inoltre costituito una rete di società cartiere al solo scopo di emettere fatture false ed evadere le tasse. Per entrambi il pubblico ministero Maria Cristina Rota aveva chiesto una condanna a otto anni e mezzo. Il giudizio della Corte d'assise è stato invece molto più severo: Gianpaolo Bellavita dovrà versare anche un risarcimento di un milione 547mila 393 euro al ministero dello Sviluppo economico e altri cinque milioni di euro all'Agenzia delle entrate.

PM DI CATANIA: MAI CHIESTO ARRESTO DI LOMBARDO, NE' DEL FRATELLO E DI ALTRI ESPONENTI POLITICI.



Pm Catania:mai chiesto arresto Lombardo
Ne' del fratello e di altri esponenti politici.12 maggio, 12:28

(ANSA) - CATANIA, 12 MAG - La Procura di Catania 'non ha avanzato alcuna richiesta per il presidente della Regione Lombardo o di altri politici'. Lo afferma il procuratore capo Vincenzo D'Agata, anticipando all'ANSA il testo di una sua dichiarazione sulla notizia pubblicata oggi da un quotidiano, secondo cui i pm catanesi avrebbero chiesto al gip l'arresto del governatore, del fratello Angelo e di altri politici.nell'ambito dell'inchiesta aperta sulle indagini del Ros su mafia e appalti.

MAFIA, CHIESTO L'ARRESTO PER RAFF. LOMBARDO, SUO FRATELLO ANGELO, FAUSTO FAGONE, GIOVANNI CRISTAUDO ED IL SINDACO DI PALAGONIA FRANC. CALANDUCCI.


SICILIA
Mafia, chiesto l'arresto di Lombardo "Il governatore ora inquina le prove" .
La procura di Catania alza il tiro dopo l'accusa di concorso esterno. La carcerazione sollecitata anche per il fratello del presidente della Sicilia. I pm convinti di aver documentato i "contatti" diretti tra boss e vertice della Regione
di FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

CATANIA - "Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato, devono essere arrestati". L'accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. E con loro, entrambi esponenti dell'Mpa, dovrebbero essere arrestati altri tre politici: due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all'area che si riconosce in Gianfranco Micciché e che appoggia il governo regionale di Lombardo), e il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, anche lui dell'Mpa.
La richiesta di arresto, inviata al giudice delle indagini preliminari, è firmata dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, dall'aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Gennaro e dai sostituti procuratori Agata Santonocito, Iole Boscarino e Antonino Fanara. L'atto suona a conferma che le ipotesi di reato nei confronti di Raffaele e Angelo Lombardo e degli altri indagati (tra questi una settantina di imprenditori, funzionari pubblici e boss della mafia catanese) sono ritenute molto pesanti. La richiesta d'arresto è stata accelerata dalle fughe di notizie sull'inchiesta della Procura di Catania, inchiesta che Repubblica rivelò in marzo. Il provvedimento viene ritenuto urgente anche perché magistrati e carabinieri del Ros temono inquinamento delle prove e tentativi di fuga. Da quando è diventata di dominio pubblico la notizia che il presidente della Regione ed il fratello deputato erano sotto inchiesta, gli indagati avrebbero preso delle "precauzioni", cercando di procurarsi pezze d'appoggio per potersi difendere dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

La fuga di notizie sull'inchiesta quale sono coinvolti i due Lombardo provocò polemiche, smentite, richieste di interrogatorio. Raffaele Lombardo chiese ed ottenne di essere ascoltato dai magistrati di Catania con l'obiettivo di chiarire la sua posizione e smentire contatti con esponenti di primo piano della cosca mafiosa dei Santapaola che fa riferimento al capo della famiglia, Vincenzo Aiello, arrestato recentemente perché stava per scatenare una guerra di mafia contro un'altra fazione della mafia etnea. Evidentemente le dichiarazioni di Lombardo, rese prima all'Assemblea regionale e poi magistrati, non hanno convinto i pm che lo hanno tenuto "sotto osservazione" al punto da spingere anche il procuratore di Catania D'Agata a firmare la richiesta di arresto per il presidente della Regione e gli altri politici coinvolti in questa maxi inchiesta nata da un voluminoso rapporto dei carabinieri del Ros (oltre tremila pagine) contenente intercettazioni, pedinamenti, fotografie, filmati e documenti relativi a migliaia di delibere, consulenze, finanziamenti e nomine regionali per sostituire nei centri vitali della Regione tutti gli uomini del predecessore Totò Cuffaro. Le indagini - secondo i pm - avrebbero provato il rapporto "diretto" che ci sarebbe stato tra i mafiosi catanesi e Raffaele e Angelo Lombardo, ai quali i boss e i picciotti avrebbero procurato migliaia di voti nelle varie consultazioni elettorali in cambio di favori per ottenere appalti in tutta la Sicilia. Nell'inchiesta è coinvolto un altro consigliere regionale siciliano, Antonino Strano: per lui non è stato chiesto l'arresto perché la sua posizione, rispetto agli altri politici, è giudicata meno grave. Se il giudice delle indagini preliminari di Catania dovesse accogliere richiesta d'arresto della Procura - la posizione di Raffaele Lombardo e del fratello è stata esaminata personalmente dai vertici della Procura - il presidente della Regione e gli altri consiglieri regionali finirebbero in carcere perché per loro non c'è nessuna immunità. Per il fratello del presidente, Angelo, invece, il gip dovrebbe chiedere l'autorizzazione all'arresto alla Camera dei deputati. La posizione di Angelo Lombardo sarebbe ancora più "pesante" di quella del fratello Raffaele. A lui verrebbero addebitati contatti più frequenti con la malavita e con il "corpo elettorale", contatti tenuti nella sua veste di capo della "segreteria" dell'Mpa. Angelo Lombardo avrebbe gestito in prima persona raccolta di voti e raccomandazioni. Agli atti dell'inchiesta intercettazioni di mafiosi e grandi elettori che parlano di Raffaele Lombardo come di "un traditore" perché dopo essere stato eletto era diventato "irraggiungibile". E per questa ragione a Raffaele Lombardo sarebbero giunti pesanti "avvertimenti" da parte delle cosche che hanno compiuto una serie di attentati agli amministratori di Palagonia, una delle roccaforti catanesi dell'Mpa. Ci sarebbe stato anche un "pestaggio" del fratello deputato, episodio del quale si vocifera da tempo ma sul quale non risultata presentata denuncia. Esaminati anche gli "affari" della moglie del presidente, Saveria Grosso, una donna molto attiva, impegnata nel settore fotovoltaico, che doveva realizzare nel Catanese un impianto da 5,6 milioni di euro, in gran parte finanziato con fondi regionali.
"La Repubblica.web". (12 maggio 2010) © Riproduzione riservata

martedì 11 maggio 2010

PRESUNTI RAPPORTI TRA MAFIA E POLITICA: INDAGATO L'ASSESSORE REGIONALE ED EX DEPUTATO DI A.N. NINO STRANO.



Catania, indagato anche Nino Strano



CATANIA - C'è anche l'assessore al Turismo della Regione Siciliana, Nino Strano, tra gli indagati dell'inchiesta scaturita dalle indagini del Ros di Catania su presunti rapporti tra mafia e politica. L'indiscrezione, riportata dal Corriere della Sera, è confermata in maniera informale da più fonti che sottolineano però come la sua posizione non sia stata ancora vagliata dai magistrati che stanno compiendo accertamenti e verifiche sul rapporto di 5mila pagine dei carabinieri.




Nell'inchiesta è già emerso che sono indagati per concorso esterno all'associazione mafiosa il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa. Nei confronti di quest'ultimo sono in corso anche accertamenti su un presunto 'pestaggio' che avrebbe subito nel 2009 ma mai denunciato. Nel fascicolo aperto dalla Procura di Catania sono coinvolti anche due deputati regionali: Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl-Sicilia.Di Nino Strano, ex deputato di An confluito nel Pdl, e considerato un 'finiano', le cronache parlamentari si sono occupate anche per avere festeggiato, il 24 gennaio del 2008, la caduta del governo Prodi mangiando mortadella nell'aula del Senato mentre il suo collega Domenico Gramazio stappava una bottiglia di spumante.




In passato è stato anche assessore regionale al Turismo e lo stesso incarico ha avuto al Comune di Catania.Con la giunta dell'allora sindaco Umberto Scapagnini è stato condannato a 2 anni 2 mesi di reclusione per violazione della legge elettorale per contributi previdenziali concessi dall'amministrazione ai suoi dipendenti per i danni da 'cenere nera' dell'Etna tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005. Sempre con l'ex Giunta Scapagnini è stato rinviato a giudizio per falso ideologico nell'inchiesta sul 'buco in bilancio' al Comune.




" La Sicilia.web".

domenica 9 maggio 2010

ESPERTO PARRUCCHIERE DIRETTORE DEI LAVORI DI RESTAURO DEI GRANDI UFFIZI.



Bondi, Miccichè e l'appalto Grandi Uffizi
La promozione di Riccardo Miccichè a direttore dei lavori di restauro dei Grandi Uffizi, per un valore di 29 milioni e mezzo di euro, con il placet del ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, è al centro di un'informativa dei carabinieri del Ros contenuta negli atti depositati dalla procura di Firenze per il giudizio immediato di Angelo Balducci, Fabio de Santis, Francesco De Vito Piscicelli e dell'avvocato Guido Cerreti, di cui danno conto oggi il Corriere della sera e la Repubblica.Micchichè, 36 anni, già rappresentante della struttura Grandi eventi al G8 della Maddalena, che risulta essere ingegnere ma, sottolineano Corsera e Repubblica citando le carte, con un curriculum in cui compaiono le attività di parrucchiere e di unico componente del consiglio di amministrazione di una società , la Erbe medicinali Sicilia, «specializzata nella preparazione di terreni per la coltivazione delle erbe», viene nominato da Bondi il 22 dicembre 2009 direttore dei lavori per il restauro degli Uffizi.


È Fabio de Santis, provveditore della Toscana tuttora in carcere, ad esprimere perplessità su Miccichè al telefono con Enrico Bentivoglio, «responsabile unico per il procedimento» degli Uffizi, in una intercettazione i cui contenuti sono riportati dai due quotidiani.De Santis: «Miccichè? Non ci posso credere»; e Bentivoglio risponde: «Ma ti rendi conto? Quando siamo andati che ci stava pure Bondi...abbiamo fatto la riunione l'altro giorno...siamo tornati in treno.. c'era pure Salvo (Nastasi, ndr.) allora stavamo un attimo da soli e ho fatto 'Salvo ma siamo sicuri di coso qua, del siciliano?». I carabinieri che ascoltano le telefonate dispongono nuove verifiche e nella relazione evidenziano: «Effettivamente Miccichè non appare essere munito di una particolare esperienza per condurre la direzione dei lavori degli Uffizi». I carabinieri sottolineano che il fratello di Miccichè, Fabrizio, è responsabile tecnico della ditta Giusylenia srl, impresa «sotto il controllo di esponenti della Cosa nostra agrigentina». Da qui la necessità di nuovi approfondimenti.
" L'Unità " 09 maggio 2010

sabato 8 maggio 2010

SOLDI BUTTATI: TUTTI GLI SPRECHI DEL GOVERNO.



Soldi buttati: tutti gli sprechi del governo di Laura Matteucci.


I come incentivi, per una serie di prodotti che vanno dalle cucine ai motocicli agli elettrodomestici.


È solo l’ultima voce del capitolo soldi buttati dal governo: un fondo di 300 milioni il cui accesso si è aperto e chiuso a metà aprile, nel giro di poche ore, data l’esiguità delle risorse (nel complesso e per consumatore).L’elenco è lungo.


Molti rivoli portano alla sanità e all’amministrazione pubblica dove, nonostante la propaganda del ministro Brunetta, è stato rimosso il limite del compenso per una serie di figure di vertice, e moltiplicate le consulenze.


Solo la commissione per l’attuazione del decreto del 2009, per dire, ha 5 componenti e una dotazione di 4 milioni.


E la spesa pubblica aumenta insieme all’indebitamento. Politiche scellerate o inutili: soldi sprecati, che avrebbero potuto trovare impieghi più virtuosi, dal lavoro alla scuola. «Per tenere sotto controllo il deficit ci sono vari modi - commenta Stefano Fassina, responsabile economico del Pd - Il governo ha scelto quello che penalizza i più deboli, invece di sostenere l’economia reale, i lavoratori, le imprese».


Evasione fiscale: la mancata lotta ci è costata 7 miliardi.


Quanto vale l’evasione fiscale in Italia? Qualcosa come 70 miliardi di euro come direbbero i tecnici del ministero delle Finanze, il 17% circa del Pil, ovvero 100 miliardi di euro di imposte evase, come risulta dalle statistiche ufficiali Istat. Impossibile dire con precisione.


Di sicuro, invece, c’è che l’attuale governo ha eliminato una serie di provvedimenti anti-evasione che il governo Prodi aveva messo a punto, dalla tracciabilità dei compensi ai conti correnti dedicati per i professionisti, mentre sono state ridotte le sanzioni e reintrodotti condoni, scudo fiscale compreso, che di certo noncontrastano comportamenti illegali.


Morale: «Nonostanteil governo sbandieri la lotta all’evasione e le entrate derivate - dice Stefano Fassina, responsabile economico del Pd - abbiamo già perso l’equivalente di mezzo punto di pil, 7-8 miliardi. Solo l’Iva è crollata del 10%». Alitalia: Tre miliardi al vento, solo pro-elezioni.


Il cambio di rotta di Berlusconi per il salvataggio di Alitalia, che in campagna elettorale affossò l’offerta di acquisto presentata da Air France- Klm in favore della cordata Passera-Colaninno, ha significato gettare al vento circa 3 miliardi di euro.


È il costo che nel «piano Fenice» aveva la creazione della Bad Company, finito in capo allo Stato, ovvero ai contribuenti. Da aggiungere, i costi per i viaggiatori del trasporto aereo italiano dovuti alla diminuzione della concorrenza interna e alla mancata liberalizzazione dei voli intercontinentali.


L’impegno degli investitori «italiani» della Cai si è fermato a meno della metà dei francesi. Air France avrebbe preso il totale controllo della compagnia, avrebbe assunto più personale riducendo il numero degli esuberi a quota 2200, si sarebbe fatta carico dell’intero indebitamento. La nuova Alitalia è nata con 13.100 dipendenti contro i 17.500 di Alitalia ed i 3mila di AirOne.Ici, meno 2,5 miliardi non restituiti ai Comuni.


Il governo Prodi con la Finanziaria 2008 aveva incrementato le detrazioni sull’abitazione principale, diminuendo quindi l’Ici per tutti, ed esentando circa il 40% delle abitazioni, quelle più modeste (fino a circa 100 euro l’anno).


Berlusconi ha abolito la tassa comunale tout-court per tutti i circa 31 milioni di unità immobiliari ad uso abitativo, mettendo in seria difficoltà i Comuni che hanno dovuto protestare a più riprese per richiederne la restituzione, che pure era stata promessa fin dall’inizio. Di fatto, mancano ancora all’appello dei bilanci comunali circa 300 milioni.


La mossa del governo è costata almeno 2,5 miliardi di euro. Gli unici che continuano a pagare sono coloro che vivono nei castelli, nelle abitazioni signorili o ville, calcolate in 40mila. Ma, ovviamente, non c’è stata alcuna revisione catastale, nè prima nè dopo la manovra.

giovedì 6 maggio 2010

CONTINUANO A PALAGONIA LE PRESSIONI DELLA CRIMINALITA'.


Messaggio» all'assessore Palagonia.-->
Bruciato il portone dell'abitazione di Daniela Cunsolo (nella foto): "Proseguire sulla strada della legalità".

Il portone bruciato della casa di via Amari.Continuano a Palagonia le «pressioni» della criminalità. All'alba di ieri, in via Amari, ignoti, utilizzando liquido infiammabile, hanno appiccato le fiamme al portone dell'abitazione dell'assessore comunale all'Agricoltura e alle Attività produttive, Daniela Cunsolo. Sarebbe certa la matrice dolosa dell'accaduto. Saranno gli inquirenti a valutare lo scopo intimidatorio di un «messaggio» che potrebbe essere stato anche indirizzato al cognato dell'assessore, l'ispettore dei vigili urbani Alfonso Terranova, che abita nello stesso edificio. Le loro posizioni saranno adesso esaminate dai carabinieri e dalla Procura di Caltagirone, che coordina l'inchiesta. Sul posto si sono recati, ieri mattina, una pattuglia della polizia municipale e il comandante Raffaele Fagone Pulice. Apposite ricognizioni ambientali, con il contestuale avvio di indagini, sono state eseguite dai carabinieri della stazione palagonese, che hanno ricevuto, da oltre un anno, numerose denunce di danneggiamenti da parte di amministratori pubblici, consiglieri e professionisti, che hanno operato, con mansioni istituzionali o tecniche, al palazzo municipale.Sulla vicenda è intervenuto l'assessore Cunsolo, che ha espresso amarezza per il gesto: «La gravità del fatto mi spinge a proseguire sulla strada della legalità. Il mio spirito di servizio per l'intera comunità - ha aggiunto - non piace evidentemente a qualcuno».Una ferma condanna per l'accaduto è giunta dal sindaco Francesco Calanducci: «La vile intimidazione rilancia l'allarme nell'istituzione civile, che resta ancora al centro delle azioni della criminalità. Chi svolge il lavoro con passione, al Comune di Palagonia, costituisce un obiettivo da colpire. Gli impegni e i mandati devono, comunque, proseguire con assoluta determinazione».Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, esprime in una nota la sua solidarietà umana e politica all'assessore Daniela Cunsolo: «Sono sicuro che non sarà certo un atto intimidatorio a condizionare la sua attività, improntata sui più sani principi della legalità. Questo provoca evidentemente reazioni di chi vede nel suo operato una minaccia degli interessi della criminalita' organizzata».Attestati di solidarietà sono pervenuti anche dal presidente del Consiglio comunale, Mario Campisi, dal commissario regionale del Mpa, il sen. Enzo Oliva, dal commissario provinciale, Rosario Sapienza, dal coordinatore d'ambito, Luca De Caro, e dal consigliere Carmelo Liggieri, che a nome del gruppo del Pdl esprime «sdegno per l'ulteriore episodio criminale, che allunga la stagione delle ombre sull'immagine della nostra città e dell'ente locale».

ART. "LA SICILIA" di LUCIO GAMBERA

lunedì 3 maggio 2010

IL COORDINATORE DEL PARTITO DEMOCRATICO DI PALAGONIA AVV. SCALIA: E' MEGLIO CHE SI TORNI ALLE URNE.



Palagonia

Il responsabile del Pd, Scalia
«E' meglio che si torni alle urne»

  • Sabato 01 Maggio 2010
  • Catania (Provincia),
  • pagina 49

«Dimissioni immediate al Comune di Palagonia e ritorno alle urne»: l'appello è giunto dal responsabile del circolo comunale del Pd, avv. Salvino Scalia, che ha puntato i riflettori, in un comunicato, sulla precaria "agibilità" istituzionale e amministrativa al Municipio.
Per Scalia non è tollerabile "il terzo rinnovo delle cariche, in seno al civico consesso, in meno di due anni d'attività. In assenza di programmi e di idee, occorre restituire la parola agli elettori palagonesi". Analoghe considerazioni sono state riportate nel blog ufficiale del Pd, che punta l'indice su "una politica che non si rinnova" e sui "forti disaccordi" all'interno del gruppo Mpa. In una nota, intanto, il sindaco Francesco Calanducci ha replicato alle dichiarazioni del consigliere Raffaele Malgioglio (pubblicate nell'edizione di mercoledì 28 del nostro giornale). Secondo il primo cittadino, "appare incomprensibile il riferimento alla dittatura bolscevica da parte del consigliere, che si è adoperato per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio. Non intendo avallare - ha concluso Calanducci - il concetto di democrazia di Malgioglio. Riconosco solo il confronto tra maggioranza e opposizione».
Lucio Gambera - "La Sicilia".
01/05/2010